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Quest'estate, il colosso cinese Huawei Technologies ha fatto parlare di sé con il lancio dei nuovi smartphone di punta della serie Pura 80. La presentazione dei dispositivi è stata caratterizzata da un alone di mistero riguardo il processore centrale utilizzato, un dettaglio che ha generato una certa curiosità tra gli appassionati di tecnologia.
Da tempo si ipotizzava che il cuore dei nuovi smartphone fosse il chip HiSilicon Kirin 9020, già individuato nel Mate 70 lanciato lo scorso anno. Una serie di screenshot di utilità diagnostiche, condivise da utenti cinesi sui social network, ha portato alla luce questa informazione, confermandola. Gli screenshot, realizzati durante l'analisi delle specifiche tecniche degli smartphone, sono diventati il principale veicolo di queste rivelazioni tecniche.
Un altro elemento di questo mistero che sta lentamente dissipando è la conferma da parte del South China Morning Post che, dopo un aggiornamento software, le informazioni sul processore utilizzato nei Pura 80 sono ora accessibili. Questo segna un cambiamento di strategia per Huawei, che ha smesso di tenere nascosti i dettagli sui propri processori di nuova generazione, almeno per quanto riguarda i propri modelli di punta. Nel caso del Mate 70, il processore Kirin 9020 era stato scoperto in un modo simile già all'inizio della stagione autunnale precedente.
È importante sottolineare che si ritiene che i processori Kirin 9020 siano prodotti dalla cinese SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation) utilizzando un processo tecnologico a 7 nanometri. Già nel 2023, era emerso che SMIC fosse in grado di produrre chip da 7 nm, una capacità di grande importanza considerando le rigorose sanzioni occidentali che la Cina affronta nel settore tecnologico. Sebbene sembra che non ci siano stati ulteriori avanzamenti significativi in litografia dalla SMIC da allora, la capacità di mantenere una produzione costante di tali chip in queste condizioni è degna di nota.
La produzione del Kirin 9020 da parte di SMIC è un chiaro segnale dell'intenzione della Cina di ridurre la sua dipendenza da fornitori esterni per i componenti cruciali della tecnologia e affrontare le sfide poste dalle sanzioni internazionali. In questo contesto, i progressi di SMIC rappresentano non solo un balzo in avanti per l'autonomia tecnologica cinese, ma anche una significativa affermazione nei confronti delle politiche restrittive che mirano a contenere lo sviluppo tecnologico del paese asiatico.
Questo scenario apre a prospettive future interessanti per Huawei e il settore tecnologico cinese in generale. La capacità di produrre internamente componenti all'avanguardia come i processori per smartphone rappresenta non solo un traguardo tecnologico, ma anche un passo strategico verso una maggiore autosufficienza. Riusciranno altre aziende cinesi a seguire l'esempio di Huawei e SMIC, rafforzando ulteriormente la posizione della Cina come leader emergente nel campo della tecnologia avanzata? Solo il tempo ci darà una risposta, tuttavia, quanto visto finora accende una luce positiva su un futuro promettente tinto dei colori dell'intraprendenza e dell'innovazione cinese.
