Prima di procedere
L'Azienda USL della Romagna ha recentemente pubblicato un'indagine di mercato, aprendo la strada a un appalto triennale di grande rilevanza per il territorio. Con un valore complessivo di 740.520,94 euro, l'accordo quadro si pone l'obiettivo di finanziare i “Servizi per la prossimità, la prevenzione e la cura del disturbo da gioco d’azzardo e altre dipendenze comportamentali” a Forlì-Cesena. Tuttavia, l'assenza di criteri rigidi nella selezione solleva interrogativi sulla qualità e l'efficacia del servizio che verrà offerto.
La procedura scelta dall'AUSL segue le semplificazioni introdotte dal nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), che consente una negoziazione diretta anche con un solo operatore. Sebbene ciò sia legittimo, la scelta potrebbe inavvertitamente ridurre la concorrenza, non prevedendo un numero minimo di partecipanti e ignorando il principio di rotazione, che è progettato per evitare che gli affidatari uscenti continuino a vincere gli appalti in modo automatico. Di fatto, se l'operatore attuale si ripresenta, potrebbe essere riconfermato senza che ci sia un confronto aperto con altri candidati.
L'indagine di mercato è caratterizzata dalla mancanza di filtraggio qualitativo nella fase esplorativa. Ammessi al round negoziale sono tutti i soggetti che presentano un'offerta economica vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Tuttavia, sono assenti criteri specifici e dettagli su quali servizi debbano essere forniti o sull'inclusione obbligatoria di figure professionali come medici, essenziali in un ambito come quello della prevenzione delle dipendenze.
Un altro elemento di preoccupazione riguarda i requisiti minimi richiesti. L'avviso non prevede soglie economiche, bilanci o documenti che confermino la sostenibilità finanziaria dei candidati. Può partecipare chiunque, anche un piccolo gruppo informale iscritto al RUNTS, con il solo requisito di avere un contratto analogo negli ultimi dieci anni. Tuttavia, la definizione di “analogo” è ambigua, potendo indicare qualsiasi attività di prevenzione senza ulteriori specifiche.
Il progetto include ben 11 diverse attività che spaziano dal monitoraggio dei luoghi di gioco al lavoro di sensibilizzazione sui social network, passando per la gestione degli sportelli di ascolto e la distribuzione di materiale informativo. L'importo di partenza è di 339.169,90 euro per tre anni, una cifra che pone diverse sfide in termini di copertura completa ed efficace del servizio.
Un altro punto debole dell'indagine riguarda l'assenza totale di indicatori di risultato chiari o di una governance effettiva. Non vengono specificate le modalità di coordinamento con i servizi territoriali e non sono previsti strumenti valutativi sia in fase di pianificazione che post-implementazione. Questo lascia spazio a interventi che rischiano di mancare di efficacia e impatto duraturo.
Nonostante le buone intenzioni del progetto, rivolte a rafforzare la prevenzione e a intervenire nei luoghi non istituzionali, la mancanza di criteri stringenti, di target chiari e di risorse adeguate ingenera il rischio concreto di un fallimento. In un momento in cui i risultati delle politiche regionali in Emilia Romagna sono tutt’altro che soddisfacenti, questo approccio potrebbe tradursi in una perdita di fiducia verso le politiche di contrasto al gioco patologico e, potenzialmente, in un uso poco efficace dei fondi pubblici.
