La storia del Chievo Verona, un tempo una favola calcistica che ha sfidato ogni pronostico, si è trasformata in un incubo culminato con il fallimento nel 2022. Luca Campedelli, l'uomo che ha guidato il club per quasi trent'anni, ha rotto il silenzio, aprendo il suo cuore e ripercorrendo le tappe di un'ascesa incredibile e di una caduta rovinosa. Dalla promozione in Serie B nel 1994, all'approdo in Serie A nel 2002, il Chievo ha rappresentato un modello di gestione e di identità, capace di competere con realtà ben più blasonate. Ma cosa è successo perché tutto questo svanisse?
In occasione della presentazione a Verona del libro "Chievo, delitto perfetto", Campedelli ha confessato di aver pensato al suicidio, rivelando la profonda disperazione provata di fronte al crollo del suo progetto. Il libro ricostruisce non solo i successi sportivi, ma anche le difficoltà e le solitudini che hanno portato al fallimento. "Era facile farci fuori perché facevamo calcio per il calcio", ha dichiarato Campedelli al Corriere della Sera, sottolineando l'assenza di interessi economici o politici dietro la gestione del club. Una solitudine che, a suo dire, ha pesato come un macigno nel momento della crisi.
L'ex presidente ha voluto raccontare la sua verità, diversa da quella che è stata diffusa negli anni successivi al fallimento. Non si tratta di riaprire vecchie ferite, ma di ristabilire la verità su ciò che è stato il Chievo. Oggi, il club è rinato in Serie D, con l'ex giocatore simbolo Sergio Pellissier nel ruolo di presidente onorario. Un nuovo inizio, una speranza di rinascita per una squadra che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di molti tifosi. Campedelli non esclude un suo possibile ritorno in società: "Se domani mi dicessero che c'è il Chievo e serve un magazziniere, io andrei anche a piedi".
La vicenda del Chievo Verona è una storia che va oltre il semplice evento sportivo. È una parabola sulla fragilità del successo, sulla difficoltà di competere in un mondo sempre più dominato dal denaro e dagli interessi politici. È una testimonianza di passione e di attaccamento alla maglia, ma anche di solitudine e di disillusione. Il libro di Campedelli rappresenta un'occasione per riflettere su questi temi, per capire cosa è andato storto e per trarre insegnamenti utili per il futuro del calcio italiano. La rinascita del Chievo in Serie D è un segnale di speranza, la dimostrazione che la passione e l'amore per il calcio possono superare anche le difficoltà più grandi. Resta da vedere se il club riuscirà a risalire la china e a tornare ai fasti di un tempo. Una cosa è certa: la favola del Chievo Verona, con tutti i suoi alti e bassi, rimarrà per sempre impressa nella memoria degli appassionati di calcio.
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