Prima di procedere
La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Roma ha accolto il ricorso di una società attiva nel settore dei giochi contro l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – Distretto Lazio e Abruzzo, relativo a un avviso di accertamento concernente il prelievo erariale unico (PREU) del 2017.
Il provvedimento impugnato, infatti, era stato emesso per un importo di 395.580 euro, accompagnato da sanzioni ammontanti a 949.392 euro. La società ha contestato sia il calcolo dell'accertamento, ritenendolo non fondato, sia la severità delle sanzioni applicate. In particolare, ha sottolineato che la percentuale del 240% prevista dalla normativa per le sanzioni è applicabile solo in caso di illeciti di natura civile, penale o amministrativa, circostanze che nel suo caso non erano state dimostrate.
Qual era la contestazione
La contestazione principale da parte dell'Agenzia delle Dogane riguardava la presunta rimozione dei sigilli delle slot machine, apparecchi da intrattenimento con vincita. La società ha ribadito l'importanza di eseguire controlli accurati e di effettuare riprese fiscali dettagliate per evitare che malfunzionamenti tecnici possano tradursi in conseguenze deleterie per un'azienda che annualmente genera circa 18 milioni di euro di entrate per l’Erario e offre lavoro a centinaia di dipendenti.
L'assoluzione
Durante il giudizio, la società ha presentato una serie di documenti a sostegno della propria posizione, tra cui una sentenza del Tribunale penale di Roma, che ha assolto il legale rappresentante da accuse di manomissione delle slot machine, evidenziando l'assenza di prove valide contro di lui.
"Nessuna evidenza"
Il Tribunale ha stabilito che non esistevano evidenze sufficienti per attribuire alle macchine il presunto malfunzionamento e ha suggerito che tali problemi potessero derivare da soggetti esterni alla società. La Corte ha evidenziato che l’azione dell'Agenzia si basava su due apparecchi che mostravano semplicemente anomalie tecniche, senza alcuna prova concreta di manomissione deliberata.
Inoltre, la società ha sempre agito con trasparenza e non aveva precedentemente subito sanzioni per irregolarità.
In considerazione dell'assenza di prove di manipolazione volontaria delle slot machine e della mancanza di un responsabile certo, la Corte ha ritenuto infondata la posizione dell’Agenzia delle Dogane. Pertanto, ha concluso che il ricorso presentato fosse giustificato e ha disposto l’annullamento dell’avviso di accertamento. Questa decisione conferma che l'accusa non era supportata da sufficienti elementi probatori per giustificare l’accertamento fiscale e le relative sanzioni.
Fonte: jamma.tv
