Tribunale UE blocca la controversia fiscale tra operatori di Casinò

Il Tribunale dell'Unione europea ha messo fine, almeno per ora, a una controversia che durava da quasi un decennio e che coinvolgeva gli operatori privati del gioco automatico in Germania e la Commissione europea . La questione riguardava un presunto trattamento fiscale favorevole concesso ai casinò pubblici del Land della Renania Settentrionale-Vestfalia . Con una decisione emessa il 25 giugno 2025, il Tribunale ha rigettato il ricorso avanzato dalla Fachverband Spielhallen , un'associazione di settore, e da un operatore individuale. Essi contestavano la deducibilità di una tassa sugli utili che i casinò pubblici versavano alle casse del Land, ritenendola una violazione delle regole europee sugli aiuti di Stato, in quanto si trattava di un vantaggio selettivo non accessibile ai gestori privati.

La questione era giunta all'attenzione della Commissione europea nel 2016, e nel 2019 la Commissione aveva deciso di archiviare il caso, sostenendo che il regime fiscale tedesco fosse coerente con le normative dell'UE. In particolare, la Commissione aveva dichiarato che la deducibilità della tassa era in linea con il principio di reddito netto e quindi non rappresentava una deroga selettiva a favore degli operatori pubblici.

Il caso era tornato sotto i riflettori nel 2023, quando la Corte di giustizia aveva annullato una prima decisione del Tribunale dell'UE che respingeva il ricorso per manifesta infondatezza, richiedendo un riesame più approfondito. Nel nuovo giudizio, appena concluso, il Tribunale ha confermato l'approccio della Commissione, riconoscendo che la misura in esame non configurava un aiuto di Stato ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea .

La Corte ha sottolineato che la tassa era prevista per legge e, sebbene fosse destinata al Land, rientrava nel perimetro delle spese deducibili del sistema fiscale tedesco, dunque non rappresentava un trattamento privilegiato. Inoltre, la Corte ha considerato infondate le accuse mosse dai ricorrenti nei confronti della Commissione, che li accusavano di distorcere i fatti o di omettere elementi chiave del diritto tedesco.

L'aspetto più significativo della sentenza non risiede solo nell'esito legale, ma anche nel contesto politico e istituzionale in cui si colloca. Questo pronunciamento dimostra come, nonostante le dichiarazioni ripetute della Commissione europea di non voler interferire con le normative nazionali in materia di gioco d'azzardo, la Corte di giustizia dell'UE continui a essere chiamata a esprimersi su questioni di regolazione del settore. Una contraddizione solo apparente: se da un lato le competenze legislative restano prerogativa degli Stati membri, dall'altro la Corte è legittimata a intervenire quando sono coinvolti principi fondamentali del diritto europeo, come la concorrenza leale e la disciplina sugli aiuti di Stato.

Questa sentenza ribadisce quindi il principio che, nonostante le peculiarità del settore del gioco possano essere riconosciute a livello nazionale, esse non sono esenti dal vaglio della giurisprudenza comunitaria. Quando in gioco vi sono le regole essenziali del mercato unico europeo, le peculiarità di specifici settori non possono sottrarsi all’analisi legale richiesta per garantire un equo funzionamento all'interno dell'UE. Resta da vedere come questa decisione potrà influenzare ulteriori casi simili e quale sarà il suo impatto nel delineare il futuro delle regolamentazioni nel settore del gioco d'azzardo a livello europeo.