Massimo Moratti, figura emblematica del calcio e dell'imprenditoria italiana, si appresta a festeggiare i suoi 80 anni. In un'intervista al Corriere della Sera, riflette sui momenti significativi della sua vita e sulla bellezza delle esperienze vissute. Descrivendo il suo passato, Moratti racconta la gioia di trascorrere tempo con i figli, un aspetto che definisce una «grande fortuna». Aggiunge: «Ascoltare i loro racconti e partecipare ai loro desideri è ciò che mi reca più piacere».
Guardando alla giovinezza, Moratti ricorda con affetto la vitalità dei suoi anni passati. «L'attività fisica è stata una parte fondamentale. Viaggiare, esplorare città come Londra, e trovare sempre una nuova panchina su cui pianificare la 'prossima mossa'.» Tuttavia, ammette il rammarico di non aver mai ricoperto la carica di sindaco di Milano, nonostante alcune pressioni illustri, tra cui quelle del cardinal Martini. Una scelta dettata dalla volontà di concentrarsi sulla famiglia e sull'attività aziendale, in particolare la Saras e l'Inter, ma che sente ancora come un 'grave peccato'.
Affrontando il tema della sua famiglia, Moratti evoca il ruolo fondamentale di suo padre Angelo, soprannominato 'il capo'. «Mio padre ci guidava con la convinzione che 'tutto nella vita è in prestito'. Questo motto è stato sempre una guida per noi, un promemoria sul valore effimero dei beni materiali». La vendita della Saras viene descritta come una scelta dolorosa ma economicamente sensata, un distacco difficile dai legami costruiti con le persone che vi lavoravano, ma con la rassicurazione che l'azienda sarà in mani capaci di grandi sogni e possibilità. In modo simile, quando si trattò di vendere l'Inter, le motivazioni furono di natura economica, pur riconoscendo che un gruppo familiare resta un punto di riferimento solido.
Moratti guarda al futuro dell'Inter con ottimismo, elogiando i suoi giocatori: Barella, idolatrato per la sua evoluzione, Lautaro, per la sua forza, e Thuram, di cui conosce personalmente anche il padre. A proposito di Simone Inzaghi, il tecnico dell'Inter, Moratti esprime grande ammirazione per la sua gestione calma e preparata della squadra, mentre riconosce le abilità di gestione di Marotta. Tuttavia, confessa che non sarà presente alla finale di Champions League a Monaco, preferendo seguire l'evento dall'Italia.
Concludendo, Moratti si rivela riflessivo sul futuro di Milano, una città in trasformazione che rischia di perdere la sua anima accogliente e umana cedendo il passo alla sua immagine di metropoli dei 'grandi eventi'. Eppure, resta convinto della forza e vitalità della capitale lombarda, rinvigorita dall'afflusso di nuovi capitali e opportunità. Questa sua prospettiva indica non solo il suo attaccamento a Milano, ma anche una chiara visione su come bilanciare tradizione e innovazione.