La classifica dice -7 dalla vetta, sesto posto e -4 dalla zona Champions, al netto delle partite da recuperare di Inter e Fiorentina. I numeri nel calcio non sono tutto e vanno interpretati e contestualizzati piuttosto che fotografati, però è sempre da quelli che si parte per analizzare l'andamento di una stagione. Quella della Juventus è partita benissimo, con 6 punti e altrettanti gol nelle prime 2 gare, ma poi si è stabilizzata su un preoccupantissimo andamento lento. Gli infortuni, tanti e pesanti, non bastano per spiegare la pareggite acuta della Signora, che sembra stare disabituata a vincere.
Ricostruire significa ripartire da zero, chiudere un ciclo per aprirne un altro su basi differenti ed è quello che ha fatto il club bianconero, rivoluzionando la rosa e affidando la panchina a un tecnico emergente, a cui va lasciato il tempo di plasmare il gruppo e piantare il seme delle sue idee. Però alla Juventus il tempo è sempre stato tiranno, contano solo i risultati. Perciò i 27 punti dopo 15 giornate non piacciono a nessuno, a cominciare da Thiago Motta — che si è assunto tutte le responsabilità — tanto meno ai tifosi che sabato sullo 0-2 per il Bologna hanno fischiato la squadra.
La fiducia nel progetto resta intatta, sia da parte della dirigenza sia dell'allenatore, però allo stesso tempo c'è la consapevolezza che bisogna cambiare marcia e fare un filotto di vittorie per non rischiare di compromettere la stagione. L'obiettivo non è lo scudetto, ma la Champions è un bersaglio che non si può mancare. I numeri raccontano che nelle ultime 14 stagioni — ovvero da quando è iniziato il ciclo dei 9 scudetti di fila — solo una volta la Juventus era messa peggio dopo le stesse giornate: 2021-22, il primo anno dell'Allegri bis, quando la Signora era a quota 24 con 5 sconfitte, 7 vittorie e 3 pari. Era la prima Juventus post Cristiano Ronaldo (il portoghese se ne andò a campionato iniziato) e finì quarta con 70 punti alle spalle di Napoli, Inter e Milan centrando l'obiettivo minimo dell'Europa che conta, anche se era partita con ben altre ambizioni . In quella squadra c'erano Szczesny, Bonucci, Chiellini, De Ligt, Danilo, Morata, Dybala, Chiesa, Cuadrado, Alex Sandro, Bentancur, Kulusevski e Bernardeschi, tanti giocatori esperti e con un notevole peso specifico a cui a gennaio si aggiunse Vlahovic per scongiurare il rischio di bucare la Champions.
La lettura può essere duplice: se da una parte il precedente è un campanello d'allarme, perché conferma che per arrivare al traguardo da ora in poi servirà un altro passo (Allegri fece 46 punti nelle rimanenti 23 partite, con una media di 2 punti a match contro l'1,6 dell'inizio), dall'altra si potrebbe obiettare che Motta è riuscito a tenere finora una media di 1,8 (più alta di quella di Max) senza aver mai avuto la rosa al completo, con tanti volti nuovi e anche tanti giovani lanciati tra i titolari. Questo significa che in prospettiva, con tutto il gruppo a disposizione e un maggiore rodaggio, si può ambire solo a migliorare.
FONTE: Lagazzettadellosport