Lloyd Kelly, il difensore inglese della Juventus, ha rilasciato una lunga e interessante intervista nel podcast del club, Small Podcast, aprendosi su diversi aspetti della sua vita, dall'infanzia all'arrivo a Torino, passando per la sua passione per lo stile e i capelli. Un racconto a cuore aperto che svela un lato inedito del calciatore.
Kelly ha confessato di non essersi aspettato la chiamata della Juventus: "Non me l'aspettavo perché in quel momento, anche se non giocavo molto al Newcastle, ero comunque uno dei senatori del gruppo e mi sentivo importante". Tuttavia, la proposta dei bianconeri è stata fulminea: "Il mio agente mi ha chiamato e mi ha semplicemente chiesto: ‘Ti piacerebbe trasferirti alla Juventus?’. Ho impiegato dieci secondi per capire cosa intendesse e poi ho risposto di sì. Andiamo. Anche se la porta fosse stata solo socchiusa, avrei detto: ‘Spingiamo per aprirla’. Per fortuna è successo davvero".
Il difensore ha sottolineato l'importanza di queste interviste per mostrare un lato diverso di sé: "Le posso contare sulle dita di una mano, però è sempre bello avere l’occasione di raccontare la propria storia, di far vedere un lato diverso della propria vita. La gente ti conosce solo come calciatore, quindi è bello anche poter parlare d’altro”.
Kelly, che ha compiuto 27 anni lo scorso 6 ottobre, si sente ancora giovane e cerca di mantenere questo spirito il più a lungo possibile. Ha descritto il suo compleanno come un momento tranquillo passato con la famiglia e gli amici a Torino, lontano da feste eccessive. "Sono molto tranquillo. Siamo tornati a casa e ho passato del tempo con la famiglia e gli amici. Abbiamo fatto una cena in centro a Torino. Niente di eccessivo. Non sono il tipo che fa grandi feste. Niente discoteche, festival o cene esagerate, preferisco le cose semplici. Quando è il momento di rilassarsi, lo faccio volentieri, ma senza esagerare. Cerco di restare sempre con i piedi per terra”.
Un altro aspetto interessante emerso nell'intervista è la sua passione per i capelli: "Vado dal parrucchiere ogni dieci giorni, più o meno. A volte anche una volta a settimana, se il calendario è fitto di partite. Ma mai più spesso di così. Da una parte mi piace tenermi in ordine, prendermi cura di me. Dall’altra, c’è l’aspetto estetico, lo stile, la moda. Ci sono tantissimi tagli, stili, colori… è anche un modo per esprimersi". Ha rivelato di aver avuto un periodo con i capelli biondo platino ai tempi del Bristol City, ma di essere poi passato a un taglio che rappresentasse meglio la sua identità. L'ispirazione? Kingsley Coman: "La prima volta ho mostrato una foto di Kingsley Coman. Volevo un taglio come il suo. Poi l’ho leggermente adattato, ma sì… direi che è partito tutto da lì”.
Kelly ha anche parlato del suo utilizzo dei social media, sottolineando come cerchi di utilizzarli per mandare messaggi positivi, soprattutto ai più giovani, incoraggiandoli a inseguire i propri sogni con coraggio e disciplina. Vuole dimostrare che con impegno e determinazione si possono raggiungere grandi risultati, non solo nel calcio, ma anche nella vita. “Ci sono tanti aspetti positivi: puoi condividere cose importanti, connetterti con le persone, ispirare. Io cerco di usarli per mandare un messaggio positivo, soprattutto ai più giovani. Che tipo di messaggio? Che con coraggio, disciplina e sogni chiari, si può arrivare dove si vuole. Io li uso per far vedere questo. Non solo calcio, ma anche percorso personale. È un modo per raccontare che ce la puoi fare. A volte anche solo osare con il look può avere un impatto. Culturale, sociale. E può trasmettere qualcosa".
La vita di Kelly non è stata sempre facile. Ha raccontato di essere entrato nel sistema di affido all'età di sei o sette anni insieme ai suoi fratelli, rimanendovi fino alla maggiore età. Durante questo periodo, hanno vissuto in tre case diverse con famiglie diverse. Nonostante le difficoltà, Kelly ricorda con affetto i momenti trascorsi al parco con gli amici, giocando a calcio, una passione che lo ha accompagnato fin da bambino. “Dall’età di… Quanti anni avevo? Direi sei o sette, io, mia sorella maggiore e mio fratello minore siamo entrati nel sistema di affido e ci siamo rimasti, nel sistema di affido, fino alla maggiore età, cioè 18 anni. E durante quel periodo durato 11 anni, ci siamo trasferiti in tre case diverse con famiglie diverse. Quello che ricordo è uscire da scuola, le elementari, tornare a casa, cambiarmi e uscire subito. Andare al parco. Sì, al parco a giocare. Questo è stato prima di entrare nelle giovanili del Bristol City. Ero sempre fuori a giocare con gli amici, amavamo il calcio. Era una cosa che mi piaceva fare. Ovviamente ero troppo piccolo per pensare che un giorno avrei potuto farlo per mestiere. È sempre stata una cosa che volevo fare, tutto qui”.