Prima di procedere
Il Pentagono ha annunciato un ambizioso programma volto a rivoluzionare la capacità bellica degli Stati Uniti attraverso l'impiego massiccio di droni kamikaze. L'iniziativa, che prevede un investimento di 1 miliardo di dollari, mira a schierare ben 200.000 droni d'attacco entro il 2027, con una prima tranche di 30.000 unità operative già a partire da luglio 2026.
La decisione del Dipartimento della Difesa riflette una presa di coscienza dell'importanza crescente dei sistemi aerei senza pilota (UAS) nei moderni scenari di conflitto. L'esperienza maturata in teatri operativi come l'Ucraina ha dimostrato come droni economici e facilmente replicabili possano costituire un vantaggio tattico significativo, alterando gli equilibri sul campo di battaglia e integrandosi efficacemente con le forze convenzionali.
Il programma si articola in quattro fasi, ciascuna preceduta da una rigorosa fase di test denominata Gauntlet. Durante queste prove, condotte direttamente da personale militare, i droni saranno chiamati a simulare missioni di attacco in diversi contesti operativi, tra cui scenari urbani e aree aperte, con un carico utile fittizio di 2 chilogrammi. Le aziende che supereranno con successo i test potranno accedere a commesse di fornitura di entità variabile, a partire da un minimo di 1.000 unità, con una progressiva selezione dei fornitori più performanti nel corso delle diverse fasi del programma.
L'iniziativa del Pentagono è rivolta principalmente alle aziende statunitensi e a quelle dei Paesi appartenenti al gruppo Five Eyes (Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito). Le aziende interessate sono state invitate a presentare entro il 10 dicembre un'analisi dei potenziali ostacoli alla produzione, seguita da una richiesta più dettagliata di soluzioni tecniche entro il 17 dicembre. L'obiettivo è quello di creare una filiera produttiva nazionale solida e resiliente, in grado di sostenere ritmi elevati senza dipendere da fornitori esteri per componenti critiche.
La strategia del Pentagono risponde anche alla volontà politica, espressa dall'amministrazione del presidente Donald Trump e dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, di rafforzare la capacità industriale degli Stati Uniti nel settore dei sistemi senza pilota. L'obiettivo è quello di dotare ogni soldato di sistemi sUAS (small Unmanned Aircraft Systems) a basso costo, in grado di svolgere missioni di attacco unidirezionale con un elevato grado di efficacia.
L'iniziativa è stata accolta con favore dall'industria di settore. Michael Robbins, presidente dell'Associazione per i sistemi senza equipaggio, ha definito il programma "un passo pragmatico che fornisce alle aziende motivazioni concrete per investire", sottolineando come la combinazione di contratti rapidi, pagamento alla consegna e test meritocratici possa favorire la creazione di un nuovo ecosistema produttivo, più resiliente e competitivo. Secondo le stime del Dipartimento della Difesa, il programma potrebbe portare alla produzione di circa 340.000 droni d'attacco, finanziati attraverso il cosiddetto "Big Beautiful Bill".
In sintesi, il piano del Pentagono rappresenta una risposta strategica alla trasformazione in atto nel panorama bellico contemporaneo. L'impiego massiccio di droni kamikaze, economici e facilmente replicabili, potrebbe conferire agli Stati Uniti un vantaggio significativo nei futuri scenari di conflitto, consentendo di affrontare le nuove sfide con maggiore flessibilità ed efficacia.
