Le difficoltà del produttore cinese di droni DJI negli Stati Uniti non si limitano ai sospetti del Pentagono riguardo presunti legami con il complesso militare cinese. Entro il 23 dicembre, l'azienda deve superare un audit di sicurezza per poter riprendere le forniture di nuovi modelli di droni sul mercato statunitense.
Per rispettare queste scadenze, come riportato da Nikkei Asian Review, all'inizio di questo mese la società cinese ha inviato lettere a cinque agenzie americane autorizzate a condurre l'audit. L'esito di tale verifica determinerà se DJI otterrà il diritto di certificare nuovi prodotti presso la Federal Communications Commission (FCC), oppure se perderà tale facoltà. In ogni caso, se l'audit non verrà completato entro il 23 dicembre, DJI perderà automaticamente il diritto di certificare i suoi nuovi prodotti presso la FCC. Di conseguenza, potrà continuare a fornire al mercato americano solo i modelli di droni già certificati in precedenza.
Anche Autel Robotics, un'altra azienda produttrice di droni, deve superare un audit entro il 23 dicembre. Entrambe le società hanno inviato lettere al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, al Federal Bureau of Investigation (FBI), alla National Security Agency (NSA) e all'ufficio del Direttore dell'Intelligence Nazionale. È significativo che i rappresentanti del primo dipartimento abbiano espresso la loro disponibilità a condurre l'audit di DJI già a settembre, ma di fatto la situazione è rimasta bloccata. DJI ha anche tentato di ottenere i risultati della verifica da revisori indipendenti.
Sul mercato mondiale dei droni, DJI detiene circa il 70% della quota di mercato, e negli Stati Uniti controlla oltre la metà del mercato commerciale. L'assenza di un certificato FCC ha già impedito a DJI di avviare la vendita dei più recenti droni Mavic 3 Pro e Mavic 3 Cine sul mercato americano. L'azienda sta inoltre cercando di contestare in un tribunale americano le accuse del Pentagono riguardo presunti legami di DJI con l'esercito cinese. Inoltre, i suoi prodotti potrebbero essere soggetti a dazi all'importazione più elevati per la vendita negli USA.
La situazione di DJI riflette una crescente attenzione da parte delle autorità statunitensi nei confronti delle aziende tecnologiche cinesi, considerate potenziali minacce alla sicurezza nazionale. L'audit di sicurezza rappresenta un ostacolo significativo per DJI, che dovrà dimostrare di operare in modo trasparente e di non avere legami compromettenti con il governo cinese. La perdita dell'accesso al mercato statunitense rappresenterebbe un duro colpo per l'azienda, che ha investito ingenti risorse per sviluppare una solida presenza negli USA. Parallelamente alle sfide normative, DJI deve affrontare anche la concorrenza di altre aziende produttrici di droni, sia americane che straniere, che cercano di erodere la sua quota di mercato.
In un contesto geopolitico sempre più teso tra Stati Uniti e Cina, il caso di DJI evidenzia le complessità e le sfide che le aziende cinesi devono affrontare per operare nei mercati occidentali. La necessità di bilanciare gli interessi commerciali con le preoccupazioni per la sicurezza nazionale rappresenta una sfida costante, che richiede un approccio strategico e una forte capacità di adattamento.
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