La Red Bull sta vivendo una metamorfosi radicale che ne scuote le fondamenta. Dopo l'uscita di scena di Christian Horner, l'annunciato addio di Helmut Marko rappresenta un altro passo significativo nel processo di cambiamento che sta investendo la scuderia, sotto la guida di Oliver Mintzlaff, il quale ha manifestato la volontà di rivedere ruoli e responsabilità all'interno del team.
Nella vasta lista di piloti che hanno gravitato attorno al mondo Red Bull, emerge un elemento comune: Helmut Marko. Nel corso degli anni, si è dimostrato abile nello scovare talenti straordinari, alcuni dei quali sono diventati campioni del mondo, mentre altri hanno trovato successo altrove. Tuttavia, non sono mancati anche i fallimenti. L'addio, ufficializzato il 10 dicembre 2025, si inserisce in una strategia più ampia, che mira a trasformare radicalmente il team di Milton Keynes.
Il 2025 ha rappresentato un anno di svolta non solo per il team, ma per l'intero ecosistema Red Bull. Un anno di cambiamenti epocali che ha trovato il suo culmine nell'addio di Christian Horner, dopo due decenni trascorsi al timone della squadra. Una separazione che ha aperto la strada a una profonda riorganizzazione di ruoli, compiti e responsabilità, segnando l'abbandono definitivo del modello precedente. L'arrivo di Laurent Mekies aveva già portato una ventata di novità al team, ma la separazione da Marko aggiunge un ulteriore tassello al mosaico del cambiamento. Un segnale inequivocabile di come la squadra stia ridefinendo la propria identità sotto la regia di Oliver Mintzlaff, nuovo responsabile dei programmi sportivi Red Bull dopo la scomparsa di Dietrich Mateschitz.
Horner e Marko erano parte integrante e fondante del progetto che, circa vent'anni fa, Dietrich Mateschitz aveva portato alla luce, trasformandolo in una delle sfide più ambiziose: condurre un'azienda nata dalle lattine a diventare campione del mondo di F1. Un obiettivo raggiunto, ma che dopo la scomparsa di Mateschitz ha iniziato a vacillare, travolto da lotte di potere intestine.
Secondo la versione ufficiale, Helmut Marko si ritirerà in pensione, una decisione comprensibile data la sua età avanzata, avendo compiuto 82 anni. Tuttavia, è risaputo che, nel corso di questa stagione, il consulente austriaco aveva più volte espresso il desiderio di continuare a collaborare con il team, rimanendo al fianco di Max Verstappen nella rincorsa di ulteriori titoli mondiali. Già lo scorso anno, infatti, Verstappen si era schierato apertamente a favore di Marko, arrivando persino a minacciare la rottura del contratto pur di difenderne la presenza al suo fianco.
La posizione di Helmut Marko era precaria da tempo, e le sue dichiarazioni controverse hanno contribuito a minare la sua posizione all'interno del team. L'ultima, in ordine di tempo, riguardava Andrea Kimi Antonelli, accusato in Qatar di aver agevolato volontariamente Lando Norris, quando in realtà si trattava di un semplice errore. Questo episodio ha pesato su una decisione che era nell'aria da tempo, e che affonda le sue radici in altri episodi simili.
Marko è sempre stato una figura diretta e senza peli sulla lingua. In un mondo in cui le parole hanno un peso sempre maggiore, lui era privo di filtri, senza intermediari, sempre pronto a rilasciare dichiarazioni, spesso anche prima dei piloti al termine di una sessione. Tuttavia, alcune accuse infondate e certe critiche rivolte alla scuderia non sono state accolte positivamente. Inoltre, Marko godeva di un certo grado di libertà e influenza nella scelta dei piloti, nella costante ricerca del prossimo Verstappen.
In questa fase di profonda trasformazione della Red Bull, la casa madre austriaca ha ripreso un controllo più diretto sulle operazioni di F1. È evidente che alcuni "rami secchi", figure di potere consolidate negli anni passati, siano ora oggetto di "potatura", con l'obiettivo di riportare stabilità nei due team sotto il marchio Red Bull. Non è un caso che molte delle responsabilità precedentemente attribuite a Horner siano state redistribuite, che Laurent Mekies non disponga di un controllo totale sulle attività collegate al team e che settori cruciali, come il marketing e le pubbliche relazioni, siano tornati sotto la gestione centrale in Austria.
Con l'arrivo di Mekies, si è voluto riportare un ingegnere al comando e, soprattutto, garantire alla squadra una guida capace di concentrare gli sforzi sulla pista, tralasciando le dinamiche esterne al team. Mekies ha dichiarato ad Abu Dhabi: "Credo che questo sia un gruppo straordinario, che non si arrende mai e che vuole solo fare puro racing. Tutto ciò che abbiamo fatto insieme è stato concentrarci esclusivamente sulle corse".
"Il mio compito è proteggere il team in modo che possa concentrarsi su ciò in cui eccelle: avere discussioni tecniche, facili o difficili, ma farlo in un ambiente in cui si possono affrontare anche le conversazioni più complicate, perché l'unico obiettivo è rendere la macchina più veloce. Penso che il team sia molto unito e che ora ci sia un'atmosfera fantastica".
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