Gaffe politico-sportiva alla Casa Bianca: la Juve tra Trump e tensioni internazionali

Gaffe politico-sportiva alla Casa Bianca: la Juve tra Trump e tensioni internazionali

La visita della Juventus alla Casa Bianca genera imbarazzo: attacco transfobico di Trump, discussioni sul Medio Oriente e giocatori in difficoltà

La recente visita della Juventus alla Casa Bianca si è trasformata in una curiosa miscela di situazioni imbarazzanti e potenziale incidente diplomatico. Tra i protagonisti di questa inattesa saga politica e sportiva vi è stato l'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, noto per le sue dichiarazioni controverse, e la squadra di calcio italiana, impegnata nel Mondiale per Club. Ma qual è stata la vera causa di questo imbarazzo e quali sono state le reazioni sia in Italia che oltreoceano?

Tutto ha inizio con un invito della Casa Bianca rivolto ai bianconeri, unico club partecipante al Mondiale per Club ad aver ricevuto tale onore. Già di per sé, questa distinzione ha destato curiosità e qualche perplessità. A rendere il tutto ancora più surreale ci ha pensato la condotta di Trump, che durante l'incontro ha spaziato su temi di politica internazionale e diritti umani in un modo che ha lasciato sgomenti molti dei presenti.

In particolare, la discussione ha toccato argomenti come il Medio Oriente, l'Iran e diritti civili, portando all'imbarazzo giocatori di fama internazionale come gli statunitensi Timothy Weah e Weston McKennie. Le espressioni di sorpresa e smarrimento dei due sono rapidamente diventate virali sui social media, simboleggiando il disagio provato in quel momento.

Weah, figlio dell'iconico George Weah - attuale presidente della Liberia che in passato aveva lodato Trump - ha commentato l'incidente in un'intervista a The Athletic. Ha dichiarato che la visita è stata organizzata senza una chiara scelta da parte loro e che, nonostante volesse concentrarsi sul calcio, si è trovato nel mezzo di discussioni sui diritti civili che preferiva evitare.

Anche McKennie non è rimasto indifferente. Nel 2020, il centrocampista era stato una delle voci più critiche contro Trump durante il movimento Black Lives Matter, esprimendo dubbi sulla sua comprensione delle responsabilità presidenziali e contestando apertamente le sue posizioni politiche.

Per molti osservatori, la possibilità che la Juventus fosse stata scelta per l'incontro come un'opportunità di visibilità per Trump è stata una domanda legittima ma mai chiarita. Durante una conferenza stampa post-partita contro l'Al Ain, risposta a questa domanda è stata più volte evitata, lasciando intendere che le motivazioni dietro l'incontro potessero essere più complesse e politicamente spinose di quanto si volesse ammettere.

Ad aggiungere peso all'intera situazione è stata anche la presenza di Gianni Infantino, presidente della FIFA, noto per i suoi rapporti amichevoli con Trump, che ha partecipato all’incontro nello Studio Ovale. La sua presenza rafforzava indirettamente le speculazioni sulla volontà di utilizzare l'evento per scopi diplomatici o personali piuttosto che per celebrare una tradizione sportiva.

Le reazioni alla visita non si sono fatte attendere, sia mediatiche che politiche. Se da un lato, in Italia, c'è stato chi ha contestato la decisione della Juventus di partecipare all'incontro, dall’altro lato, negli Stati Uniti, molti si sono chiesti se fosse stata una mossa strategica di Trump per apparire amico dei grandi nomi del calcio mondiale, in un momento di rinnovo politico.

In conclusione, ciò che doveva essere una vetrina di prestigio e celebrazione sportiva, si è trasformato in un ulteriore esempio di come la politica possa entrare nelle pieghe dello sport con conseguenze imbarazzanti e inaspettate per tutti gli attori coinvolti. Resta da vedere se in futuro un evento del genere sarà ricordato come un monito su cosa evitare quando si tratta di diplomatici pasticci nello sport.

Pubblicato Giovedì, 19 Giugno 2025 a cura di Marta B. per Infogioco.it

Ultima revisione: Giovedì, 19 Giugno 2025

Marta B.

Marta B.

Trentasei anni, giornalista pubblicista, lo sport è al centro della mia vita. L'ho praticato con gioia negli anni giovanili (calcio, atletica leggera), lo pratico ora per puro piacere. Lavoro come giornalista free lance e curo prevalentemente articoli di cronaca sportiva e interviste ai protagonisti dello sport, dal calcio fino ai motori.


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