Con l'atteso lancio della Switch 2 previsto per giugno, Nintendo ha intrapreso un passo significativo aggiornando i termini dei suoi contratti di licenza con l'utente finale (EULA). Questa mossa ha suscitato non poche reazioni, soprattutto tra gli utenti che hanno un account Nintendo e che hanno ricevuto una comunicazione ufficiale via email. Il fulcro delle modifiche ruota attorno a una serie di norme molto rigide, destinate a chi tenta di decodificare giochi, copiarli o utilizzare emulatori.
Una delle nuove clausole presenti nel contratto di licenza, destinato agli utenti americani, è particolarmente severa: Nintendo si riserva il diritto di disabilitare la console da remoto se l'utente non utilizza la propria Switch nel modo previsto dall'azienda. Questa decisione rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle pratiche precedenti, che si limitavano a bloccare l'account sui server, lasciando l'hardware intatto.
Il linguaggio presente nel contratto è esplicito e non lascia spazio a fraintendimenti: “Senza alcuna limitazione, accetti di non poter (a) pubblicare, copiare, modificare, sottoporre a reverse engineering, noleggiare, concedere in affitto, decodificare, smontare, distribuire, commercializzare, o generare derivati di qualsiasi porzione di Nintendo Account Services (b) bypassare, modificare, decriptare, eludere, forzare o in ogni caso violare qualsiasi funzione o protezione di Nintendo Account Services...” e la lista continua.
Queste disposizioni hanno suscitato un acceso dibattito. Molti utenti ritengono che mentre bloccare un account online può rientrare nelle prerogative aziendali, disabilitare un dispositivo fisico acquistato dall'utente va al di là della normale giurisdizione aziendale.
In Europa, tuttavia, le cose sono diverse. Le leggi dell'UE rappresentano un ostacolo significativo per l'applicazione delle stesse restrizioni draconiane imposte negli Stati Uniti. Secondo la Direttiva 93/13/CEE, una clausola è considerata abusiva se provoca uno squilibrio significativo tra i diritti e gli obblighi delle parti, cosa che potrebbe includere la disattivazione totale e permanente di una console. Inoltre, la Direttiva (UE) 2019/770 chiarisce che il fornitore di contenuti digitali può imporre modifiche solo se informano preventivamente il consumatore e solo in determinate condizioni.
La protezione dei consumatori europei non si ferma qui. Anche la Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori impone obblighi di trasparenza precontrattuale. In pratica, se una clausola cruciale come la disattivazione completa di una console non viene comunicata chiaramente al momento dell'acquisto, potrebbe essere dichiarata nulla.
Alla luce di queste prospettive legali, appare chiaro che Nintendo dovrà operare con molta più cautela nel mercato europeo. Mentre negli Stati Uniti hanno più margine per applicare restrizioni aggressive, in Europa dovranno trovare un equilibrio tra protezione del loro sistema e diritti del consumatore. Il dilemma di Nintendo mette in luce le sfide continue che le aziende tecnologiche affrontano quando si muovono nei diversi contesti normativi globali. Il lancio della Switch 2 e le nuove norme associate sottolineano quanto sia delicata e complessa la gestione dei diritti digitali nell'era moderna.