Erika Saraceni, una giovane atleta italiana di appena 18 anni, ha ottenuto una vittoria straordinaria nel salto triplo ai Campionati Europei Under 20 di Tampere, in Finlandia. Con una misura mozzafiato di 14,24 metri al suo ultimo tentativo, Erika non solo ha conquistato la medaglia d'oro, ma ha anche stabilito un nuovo record italiano juniores e il primato della manifestazione. Figlia di due ex atleti azzurri, Erika rappresenta una promessa fulgida per l'Italia, portandola sul tetto dell'Europa con il suo talento cristallino. Eppure, nonostante il suo incredibile successo, la vittoria di Erika Saraceni ha scatenato un acceso dibattito sulla copertura mediatica riservata agli atleti italiani. La questione è stata sollevata da Roberto Vannacci, eurodeputato e vicesegretario della Lega, che ha commentato l'evento via social media evidenziando una presunta selettività narrativa dei media. Vannacci ha notato come le testate nazionali abbiano dedicato attenzione minima alla vittoria di Saraceni, posizionandola in secondo piano rispetto ad atleti di origine non italiana. Questa polemica tocca temi sensibili di inclusività e rappresentazione mediatica, facendo emergere dubbi sulla percezione del successo atletico nel contesto politico e sociale italiano. Vannacci ha infatti ricordato come situazioni simili siano avvenute anche durante le olimpiadi precedenti, dove si è registrata una maggiore esposizione per atlete considerate "più rappresentative" a livello razziale o culturale.
Il suo monito si rivolge ai media, accusati di promuovere un razzismo al contrario, una sorta di discriminazione positiva che rischia di oscurare il merito sportivo, indipendentemente dall'origine o dall'appartenenza culturale degli atleti in questione. Seguendo il suo discorso, Vannacci ha sottolineato l'importanza di celebrare tutti gli atleti italiani senza distinzioni di pelle, origini o orientamenti. Questa situazione rappresenta un'opportunità per riflettere su come i criteri di notiziabilità possano influenzare la percezione del pubblico e come la selettività delle narrazioni possa contribuire ad alimentare tensioni sociali. Questo episodio invita a una discussione più ampia su come raccontare lo sport e i suoi protagonisti, valorizzando il duro lavoro e il talento, al di là delle etichette e delle aspettative mediatiche. Erika Saraceni diventa così non solo un simbolo di abilità e dedizione sportiva, ma anche una figura centrale in un dialogo necessario su equità e rappresentazione, un dialogo che sfida le testate giornalistiche a riconsiderare il loro approccio e a promuovere una visione più equilibrata e inclusiva dello sport.