L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto a Sky Italia una multa complessiva di 4,2 milioni di euro per aver messo in atto tre distinte pratiche commerciali scorrette. La decisione, formalizzata il 18 novembre 2025, fa seguito al procedimento PS12917 e contesta violazioni degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del consumo, che tutelano i consumatori da pratiche ingannevoli che possono influenzare negativamente le loro scelte economiche.
Secondo l'AGCM, le condotte contestate si sono verificate tra il 2021 e il 2025, coinvolgendo diverse offerte e comunicazioni indirizzate a un vasto numero di abbonati. Sky, che nel 2024 ha dichiarato un fatturato di 2,348 miliardi di euro e oltre quattro milioni di clienti, ha cercato di difendersi presentando istanze di accesso agli atti, chiarimenti e una proposta di impegni, che sono stati però respinti.
La prima contestazione riguarda le modalità con cui Sky ha comunicato gli aumenti di prezzo dei pacchetti TV nel 2024. L'AGCM ha rilevato che l'avviso di modifica contrattuale era nascosto alla quarta pagina della fattura, dopo il riepilogo economico e una pagina di pubblicità, senza alcuna evidenza grafica. Inoltre, il testo relativo al diritto di recesso gratuito era poco chiaro e diluito. Anche le email di avviso, secondo l'Autorità, non evidenziavano in modo adeguato la scadenza per esercitare il diritto di recesso senza costi aggiuntivi. Per questa pratica, Sky è stata sanzionata con 2 milioni di euro, una cifra ridotta rispetto all'importo base grazie alle iniziative di assistenza ai clienti che avevano presentato reclami e alle misure organizzative intraprese durante il procedimento.
La seconda pratica scorretta riguarda le offerte Now commercializzate tra il 2021 e il 2023 con lo slogan "finché non disdici", che prometteva un prezzo stabile per gli abbonamenti mensili. Nonostante questa promessa, a luglio 2024, Sky ha aumentato i prezzi sfruttando lo ius variandi previsto dalle condizioni contrattuali. L'Antitrust ha ritenuto ingannevole l'uso dello slogan, in quanto induceva i consumatori a credere che il prezzo non sarebbe cambiato. La sanzione per questa pratica è di 800.000 euro.
La terza irregolarità riguarda le offerte di retention rivolte ai clienti che stavano per disdire il contratto. Alcuni clienti hanno segnalato che le offerte presentate come particolarmente vantaggiose, spesso confermate via email o online, non venivano poi applicate in fattura. L'AGCM ha constatato che queste incongruenze si verificavano frequentemente, a volte attraverso meccanismi complessi come la scomposizione dello sconto in due parti, una delle quali poteva essere modificata unilateralmente da Sky. È emerso che alcuni errori erano dovuti a problemi tecnici dei sistemi software, ma l'Autorità ha sottolineato la sistematicità delle discrepanze tra le promesse e le condizioni effettive. Per questa pratica, la multa è stata di 1,4 milioni di euro.
Nel determinare l'importo delle sanzioni, l'Antitrust ha considerato la gravità delle violazioni, il numero di consumatori potenzialmente coinvolti, la durata delle condotte e la situazione economica dell'azienda, applicando riduzioni in caso di rimborsi, interventi organizzativi e misure di conformità. Sky dovrà ora comunicare entro sessanta giorni le iniziative intraprese per conformarsi al provvedimento e pagare le sanzioni entro trenta giorni dalla notifica. La decisione dell'AGCM giunge in un momento delicato per il settore delle pay-tv, con una crescente competizione da parte delle piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+, che offrono contenuti on-demand a prezzi spesso più competitivi. In questo scenario, la trasparenza e la correttezza delle pratiche commerciali diventano elementi cruciali per fidelizzare i clienti e mantenere la fiducia nel marchio.
Sky Italia ha espresso stupore per la sanzione, affermando di aver sempre agito con l'obiettivo di rafforzare la trasparenza e mettere il cliente al centro. L'azienda ha annunciato che valuterà tutte le azioni necessarie nelle sedi opportune, ribadendo la convinzione della correttezza del proprio operato. La reazione dei consumatori è stata immediata, con l'Unione Nazionale Consumatori che ha giudicato positiva la decisione dell'AGCM, pur ritenendola insufficiente. Massimiliano Dona ha ricordato che l'associazione denuncia da anni le modalità di comunicazione poco chiare utilizzate per informare i clienti di modifiche contrattuali e aumenti di prezzo, spesso nascosti tra pagine di contenuti promozionali per scoraggiarne la lettura. L'associazione chiede regole più severe, come il consenso esplicito per ogni modifica unilaterale o aumento, superando il silenzio assenso, oppure una comunicazione specifica con conferma di lettura. Questa vicenda solleva importanti questioni sulla tutela dei consumatori nel settore delle telecomunicazioni e sulla necessità di un quadro normativo più efficace per garantire la trasparenza e la correttezza delle pratiche commerciali.
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