L'espansione incessante della digitalizzazione ha posto una domanda sempre più pressante: dove e come conservare tutti i dati generati quotidianamente? I tradizionali dischi rigidi e altri supporti di memoria hanno limiti che prima o poi saranno superati, poiché la quantità di dati prodotta dagli esseri umani cresce a un ritmo vertiginoso. Di fronte a questa sfida, una risposta innovativa potrebbe venire da una risorsa già creata dalla natura stessa: il DNA.
Recentemente, un team di scienziati del South China University of Technology ha sviluppato un metodo innovativo per memorizzare dati all'interno di cassette di DNA. Questa ricerca si basa sulle incredibili proprietà del DNA, che offre una soluzione di archiviazione compatta, ad alta densità e duratura. Teoricamente, una singola cellula di DNA umano è capace di conservare circa 3,2 gigabyte di informazioni, l'equivalente di circa seimila libri, mille brani musicali o due film.
Da tempo, la comunità scientifica è consapevole del potenziale del DNA come mezzo di archiviazione; tuttavia, l'obiettivo principale ora è sviluppare un sistema funzionante e praticabile da utilizzare nella vita reale. Gli scienziati cinesi hanno compiuto un notevole passo avanti posizionando DNA su supporti che ricordano le vecchie audiocassette, diffuse durante gli anni Ottanta per l'ascolto musicale nei mangiacassette domestici e nelle autoradio.
I ricercatori hanno ingegnosamente realizzato un nastro fatto di poliestere e nylon su cui hanno applicato una sorta di codice a barre costituito da milioni di minuscole sezioni, analoghe a cartelle su un computer. Questo sistema consente di individuare con precisione la posizione dei dati archiviati, risolvendo una delle principali criticità delle precedenti tecniche di archiviazione del DNA. Durante il processo di registrazione, la sequenza digitale dei dati viene trasformata in una sequenza di DNA usando i quattro principali blocchi costitutivi del DNA: A (adenina), G (guanina), C (citosina) e T (timina), che fungono da analoghi del codice binario di zero e uno utilizzato nei computer.
Per preservare la durata della struttura, gli scienziati hanno ricoperto il nastro con uno strato protettivo di cristalli che impedisce il degrado dei legami del DNA. La loro verifica ha confermato l'efficacia del sistema, dimostrando la conversione di un'immagine digitale in formato DNA e la successiva lettura corretta dei dati dal nastro. L'impresa ha raggiunto una densità di archiviazione straordinaria: fino a 28,6 milligrammi di DNA per chilometro di nastro e la capacità di gestire fino a 1570 sezioni al secondo, rendendo concreta la prospettiva di immagazzinare miliardi di dati con consumi minimi di spazio.
Per dare un'idea della capacità, la tradizionale cassetta musicale poteva contenere circa dodici brani per lato, mentre una cassetta di 100 metri con supporti di DNA può conservare oltre tre miliardi di "canzoni" di 10 megabyte ciascuna. Gli autori dello studio hanno definito la "DNA cassetta" come una strategia per un'archiviazione dati velocissima, compatta e scalabile basata sul DNA, adatta sia per dati di "archiviazione fredda", cioè poco utilizzati, che per dati di "archiviazione calda", accessibili su richiesta.
Questa tecnologia innovativa promette di diventare una soluzione scalabile per i centri di elaborazione dati che affrontano la penuria di spazio e risorse energetiche, offrendo un'alternativa alle ingombranti e dispendiose strutture di archiviazione attualmente in uso. La possibilità di ridurre drasticamente l'impatto energetico e di migliorare la sostenibilità dei moderni data center rappresenta una prospettiva entusiasmante, tanto più alla luce delle esigenze sempre crescenti di un mondo sempre più interconnesso e digitalizzato.