Il mondo dei videogiochi è in fermento per una controversia che riguarda l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale (IA) nello sviluppo. Da una parte, Tim Sweeney, fondatore e amministratore delegato di Epic Games, si schiera contro l'obbligo di segnalare l'uso di IA generativa nei giochi. Dall'altra, Steam, la piattaforma di distribuzione digitale di Valve, mantiene un approccio più rigoroso, richiedendo agli sviluppatori di dichiarare apertamente se e come l'IA è stata impiegata nei loro progetti.
La polemica è divampata a seguito di un post su X (ex Twitter) in cui l'utente Matt Workman suggeriva di eliminare l'etichetta "Realizzato con IA" dai marketplace digitali. Sweeney ha rilanciato il messaggio, sostenendo che l'IA diventerà talmente pervasiva nello sviluppo dei videogiochi da rendere la sua segnalazione superflua. A suo dire, etichettare un gioco per l'uso di IA sarebbe come specificare la marca di shampoo usata dallo sviluppatore, una posizione che ha suscitato reazioni contrastanti nella community dei videogiocatori e tra gli addetti ai lavori.
Sweeney ha precisato che l'etichetta IA potrebbe avere senso in contesti come le mostre d'arte o i marketplace di contenuti digitali, dove è importante rivelare l'autore e comprendere la situazione dei diritti. Tuttavia, per i videogiochi, dove l'IA sarà coinvolta in quasi tutta la produzione futura, la ritiene inutile. Questa visione riflette la convinzione che gli strumenti di IA generativa diventeranno presto standard, al pari degli engine grafici o dei sistemi di motion capture.
La posizione di Valve e Steam è diametralmente opposta. Già dalla prima metà del 2024, la piattaforma ha introdotto un sistema obbligatorio di disclosure che impone agli sviluppatori di dichiarare l'eventuale utilizzo di IA generativa durante la fase di presentazione del gioco. Gli studi devono specificare in che modo l'IA è stata impiegata e queste informazioni vengono pubblicate nella sezione "IA Generated Content Disclosure" della pagina del gioco sullo store. Un esempio è ARC Raiders, che nella sua pagina Steam indica l'uso di strumenti procedurali e basati sull'IA per assistere la creazione di contenuti, sottolineando che il prodotto finale riflette comunque la creatività del team di sviluppo.
Al contrario, l'Epic Games Store non prevede attualmente alcun requisito simile e, alla luce delle dichiarazioni di Sweeney, è improbabile che adotti sistemi di etichettatura IA paragonabili a quelli di Steam. Questa divergenza strategica tra le due principali piattaforme PC potrebbe portare a una situazione frammentata, in cui lo stesso gioco presenta livelli di trasparenza diversi a seconda dello store su cui viene acquistato.
Ma quali sono le implicazioni di questa disputa? Da un lato, chi sostiene la trasparenza verso i consumatori, come Steam, ritiene che i giocatori abbiano il diritto di sapere se un gioco è stato realizzato con l'ausilio dell'IA, in modo da poter scegliere consapevolmente se supportare o meno quel prodotto. Dall'altro, chi, come Sweeney, minimizza l'importanza della disclosure, argomenta che l'IA è destinata a diventare uno strumento standard nello sviluppo dei videogiochi e che segnalarne l'uso sarebbe come indicare il software di grafica utilizzato. Al di là delle posizioni individuali, la questione solleva interrogativi importanti sull'originalità artistica, i diritti d'autore e il futuro stesso dell'industria videoludica.
Prima di procedere


