Palermo
, la città spesso associata a immagini di bellezza storica e tradizioni affascinanti, nascondeva al suo interno un complesso sistema di
gioco d'azzardo clandestino
, orchestrato con attenzione dalle menti criminali della
mafia
. L'operazione "Grande Inverno 2", una minuziosa indagine condotta dalla Procura locale e dai
Carabinieri
, ha svelato nei giorni scorsi le trame oscure di questo impero illegale, portando all'arresto di ben 29 individui implicati in una rete che traeva le sue radici dalla collaborazione tra Sicilia e
Campania
.
Il mandamento mafioso di
Porta Nuova
, influente e radicato nel cuore del capoluogo siciliano, aveva progressivamente costruito un potentissimo sistema che controllava il mercato illegale delle scommesse, ampliando la sua influenza ben oltre i confini di
Palermo
. Grazie ad accordi stringenti con fornitori provenienti dalla provincia di
Caserta
, il gruppo criminale era riuscito a impostare una rete di agenzie di scommesse di facciata. Queste strutture, apparentemente legali, rappresentavano il volto pubblico di un'operazione illegale ben più intricata e redditizia.
Uno degli elementi chiave in questo sistema era l'uso di "pannelli", portali web per il gioco online di provenienza campana, ai quali si subordinavano tutte le agenzie. Il nuovo capo riconosciuto dell'organizzazione, Tommaso Lo Presti, aveva disposto che due suoi uomini di fiducia viaggiassero regolarmente tra Palermo e la Campania per mantenere i contatti diretti e assicurare un'influenza crescente su questo mercato sommerso.
Rivelazioni cruciali sui meccanismi interni dell'organizzazione sono state fornite da Filippo Di Marco, un collaboratore di giustizia legato storicamente al quartiere
Borgo Vecchio
. Di Marco ha descritto vividamente il modus operandi della rete, raccontando come ogni nuova agenzia dovesse necessariamente utilizzare i "pannelli" imposti, una tattica che assicurava al clan un controllo capillare sulle operazioni. "L'insegna è una, ma sotto c’è il pannello imposto", ha spiegato, dettagliando come almeno cinque o sei agenzie operassero secondo questo schema.
Ma il controllo della mafia non si esauriva nella semplice gestione delle piattaforme di gioco online. Gli imprenditori coinvolti nel sistema, sebbene partecipanti al lucroso mercato nero, restavano inevitabilmente soggetti alle estorsioni criminali. Tuttavia, come capita spesso in questi contesti di complicità e paura, ricevevano "un occhio di riguardo" che garantiva una sorta di protezione per mantenere in equilibrio il fragile ecosistema del terrore.
Il business del gioco d'azzardo si è rivelato estremamente redditizio per l'organizzazione, con proventi che superavano solo di poco quelli derivanti dal traffico di stupefacenti, altro pilastro finanziario della mafia. L'indagine ha inoltre scoperto che i ricavi ottenuti dallo spaccio di droga venivano costantemente riciclati all'interno delle stesse agenzie di scommesse, facilitando ingenti guadagni in tempi sorprendentemente brevi.
Oltre al gioco, le investigazioni hanno portato alla luce l'estensione delle mani della mafia anche su altre forme di divertimento e intrattenimento. Rifarsi, slot machine, e persino giochi apparentemente innocui come i calciobalilla dovevano ottenere l'approvazione di
Cosa Nostra
, che ne sanciva l'uso e ne controllava le rendite. Era dunque impossibile pensare a forme di intrattenimento, persino le più innocue, senza che queste venissero analizzate e approvate dal 'grande fratello' mafioso, rivelando quanto profondamente potessero infiltrarsi queste forze oscure nelle pieghe del tessuto sociale siciliano.
