"Desidero ringraziare Enada per l'opportunità di condividere le nostre opinioni su vari temi. La questione delle banche è complessa e invito tutti a firmare la nostra iniziativa per raggiungere le istituzioni. Non è il codice etico a causare la chiusura dei nostri conti, ma il fatto che i gestori, versando ingenti somme, in gran parte per conto dello Stato, possano superare il massimale di rischio. A un nostro associato è stato richiesto di investire 3 milioni di euro in banca per poter aprire un conto. Quindi, non si tratta di un problema etico, ma di volontà e disponibilità economica."
Queste le parole di Gianmaria Chiodo, presidente del CNI, durante il talk “Il gioco pubblico sotto attacco mediatico: errori e malafede mettono a rischio imprese, posti di lavoro ed entrate erariali. Come ripristinare la verità” a Enada Rimini.
"Lo Stato, desiderando che il denaro sia tracciato, deve garantire agli operatori di farlo. È controproducente continuare ad attaccare un sistema che è invidiato in tutto il mondo. Dovrebbe essere messo nelle condizioni di operare senza ostacoli. Il nostro settore è pulito e sano, e non è giusto che venga percepito come un problema per lo Stato, visto che contribuiamo con oltre 13 miliardi di euro all'Erario. Per un riordino serio, le istituzioni devono consultare tutte le associazioni di gestori ed esercenti per creare normative che non danneggino il settore," ha concluso.
Fonte: agimeg.it