Pavel Durov, il carismatico fondatore di Telegram, non ha mai avuto paura di esprimere chiaramente le sue opinioni. Di recente, in un'intervista rilasciata al prestigioso giornale francese Le Point, Durov ha affrontato con determinazione le accuse mosse contro di lui dalle autorità francesi. Queste accuse, giudicate assurde dallo stesso Durov, mettono in discussione la sua integrità e i princìpi che sono alla base del suo operato e della gestione di Telegram.
Le accuse si concentrano sul presunto rifiuto di Durov di collaborare con le forze dell'ordine francesi. Il fondatore di Telegram ha tuttavia sottolineato come non siano stati presentati elementi di prova concreti a sostegno di tali affermazioni, considerandole pertanto infondate. Ha inoltre accusato la polizia francese di non aver rispettato correttamente le procedure internazionali, evidenziando così le lacune nella gestione della vicenda da parte delle autorità transalpine.
Pavel Durov ha voluto anche condividere una serie di difficoltà personali causate dal divieto di espatrio impostogli di recente. Ha raccontato di non poter visitare i propri genitori, che versano in condizioni di salute precarie, né di vedere suo figlio neonato. Inoltre, Durov ha anche un figlio adolescente che studia presso un collegio a Dubai e che di recente si è fratturato un braccio, rendendo ancora più difficile per lui offrirgli il supporto necessario in questo momento delicato.
Nell'intervista, Durov è tornato su un tema a lui caro: l'indipendenza di Telegram. Ha riaffermato con vigore che la piattaforma non sarà mai venduta, ricordando come nel 2017 avesse già rifiutato un'offerta di Google pari a un miliardo di dollari per l'acquisto della stessa. "Non ho esitato neanche per un istante," ha detto, ribadendo che la vendita di Telegram equivarrebbe a tradire il suo impegno di garantire indipendenza, privacy e libertà ai suoi utenti. Durov ha precisato che una tale decisione porterebbe alla perdita dell'identità di Telegram, che è più un progetto e un'idea che un prodotto commerciale. Per assicurare la piena indipendenza della piattaforma, Durov ne rimane l'unico azionista, un'importante lezione appresa dalla sua esperienza con VKontakte, il social network russo da lui co-fondato, dove il condividere il controllo ha portato a perdere l'autonomia decisionale.
In una prospettiva ancor più futuristica, Durov ha rivelato che suo fratello Nikolai sta lavorando a un progetto di intelligenza artificiale (IA) "autentica", capace di pensare logicamente e comprendere il mondo. Ha sottolineato come gli attuali modelli di IA generativa, come i modelli di linguaggio di grandi dimensioni, non siano veramente intelligenti. "Non capiscono e non pensano realmente; si limitano a elaborare grandi quantità di testo e offrono versioni consensuali delle informazioni," ha spiegato. Questa riflessione nasce dalla convinzione che l'umanità spesso associa erroneamente un linguaggio complesso con l'intelligenza, cadendo così in inganno.
L'insieme di queste dichiarazioni offre uno sguardo profondo e personale su Pavel Durov, un imprenditore che non si limita a gestire un colosso tecnologico, ma che continua a promuovere una filosofia di libertà e autonomia, sostenuta da ideali forti e progetti ambiziosi. La determinazione di Durov a mantenere Telegram indipendente risuona come un impegno verso un futuro in cui la privacy e la libertà di espressione sono al centro della sua visione aziendale.