L'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un decreto che stabilisce un sistema unificato di regolamentazione per l'intelligenza artificiale (IA) a livello nazionale, riducendo l'autonomia dei singoli stati in materia. Il documento afferma che le aziende statunitensi attive nel settore dell'IA devono poter innovare senza essere ostacolate da normative eccessivamente restrittive a livello statale. Questa mossa strategica, promossa dalla Casa Bianca con il supporto del consigliere presidenziale per l'IA e le criptovalute, David Sacks, privilegia le norme federali rispetto a quelle statali.
Il decreto rappresenta una vittoria significativa per i principali sviluppatori di IA, come OpenAI e Google, e per società di investimento come Andreessen Horowitz, che hanno esercitato la loro influenza politica per allentare le misure regolamentari. Queste aziende hanno intensificato la loro presenza nei pressi del Campidoglio e hanno investito ingenti somme, fino a 100 milioni di dollari, attraverso super-comitati (Super PAC) in vista delle elezioni di medio termine del 2026.
I sostenitori della regolamentazione federale sostengono che la diversità normativa tra i vari stati potrebbe compromettere la capacità degli USA di competere nella corsa globale all'IA. Il decreto di Trump incarica il procuratore generale di creare una task force specializzata in contenziosi legati all'IA, con il compito specifico di contestare le leggi statali ritenute ostative.
Gli stati che continueranno a frapporre ostacoli alle aziende del settore dell'IA rischiano di subire tagli ai finanziamenti federali. Entro 90 giorni dalla firma del decreto, il segretario al Commercio dovrà definire le condizioni necessarie affinché gli stati possano beneficiare dei fondi del programma BEAD (Broadband Equity Access and Deployment), che prevede uno stanziamento di 42,5 miliardi di dollari per l'espansione dell'accesso a banda larga nelle aree rurali.
Questo intervento di centralizzazione normativa solleva interrogativi cruciali sull'equilibrio tra innovazione e controllo nel settore dell'intelligenza artificiale. Da un lato, si mira a favorire lo sviluppo e la competitività delle aziende americane, semplificando il quadro regolamentare e riducendo la burocrazia. Dall'altro, si rischia di limitare l'autonomia degli stati e di concentrare il potere decisionale a livello federale, con possibili implicazioni per la tutela dei diritti individuali e la gestione dei rischi associati all'IA.
Il futuro dell'intelligenza artificiale negli Stati Uniti si prospetta quindi come un terreno di confronto tra diverse visioni e interessi, in cui la regolamentazione federale dovrà trovare un equilibrio tra la promozione dell'innovazione e la salvaguardia del bene comune. Resta da vedere come questa nuova impostazione influenzerà concretamente lo sviluppo e l'implementazione dell'IA nei diversi settori, e quali saranno le conseguenze per la società nel suo complesso.
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