L’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola, ha recentemente catturato l'attenzione mondiale non per le sue imprese sul campo da calcio, ma per un appello accorato e umano durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa conferitagli dall’Università di Manchester. Nel suo discorso, Guardiola ha affrontato il tema della crisi umanitaria in Gaza, rivolgendo un appello che ha risuonato profondamente non solo all'interno dell'aula universitaria, ma anche sulla scena globale. “Potremmo pensare di poter guardare bambini e bambine di quattro anni uccisi da una bomba o ricoverati in ospedale e ritenere che non siano affari nostri”, ha detto Guardiola, il cui messaggio ha immediatamente fatto eco sui media e sui social. Ha lanciato un avvertimento che non si limita solo alla regione colpita, ma che estende la preoccupazione anche ai suoi cari e alla comunità globale: “I prossimi bambini di quattro o cinque anni saranno i nostri”.
Parlando di suoi figli, Maria, Marius e Valentina, l’allenatore ha espresso le sue paure quotidiane: “Da quando è iniziato l'incubo a Gaza ogni mattina guardo i miei figli e ho tanta paura. Forse questa immagine sembra molto lontana da dove viviamo ora. E forse vi state chiedendo cosa possiamo fare”.
Ha messo in evidenza come l’essenza del suo messaggio non fosse legata a una specifica ideologia politica, bensì alla necessità di una umanità condivisa: “Sia chiaro: non si tratta di ideologia. Non si tratta di dire che io ho ragione e tu torto. Si tratta semplicemente di amare la vita”.
L'allenatore ha acceso un riflettore sulla questione umanitaria che dovrebbe avere precedenza su tutte le altre considerazioni: “Si tratta di prendersi cura degli altri. Ciò che vediamo a Gaza è doloroso. Mi fa male tutto il corpo”. È una riflessione profonda su come le questioni umanitarie trascendano le barriere culturali e politiche, chiamando ciascuno a un livello più alto di responsabilità e compassione.
Per illustrare ulteriormente il suo punto, Guardiola ha raccontato una storia che ha profondamente toccato il pubblico. Ha narrato di una foresta in fiamme e di un piccolo uccello che, coraggiosamente, vola avanti e indietro dal mare per trasportare minuscole gocce d'acqua nel suo becco. Sebbene consapevole di non poter estinguere l'incendio, l'uccello persiste nei suoi sforzi, dimostrando simbolicamente il potere di ogni piccolo gesto.
Al serpente che si fa beffe di lui per il suo tentativo vano, l'uccello risponde semplicemente: “Sto solo facendo la mia parte”. Questo racconto non è solo una metafora, ma un potente richiamo all’azione, incoraggiando tutti a non sottovalutare l'importanza delle azioni individuali di fronte a sfide apparentemente insormontabili. “Il potere di ognuno non sta nelle dimensioni. Sta nella scelta. Nel presentarsi, nel rifiutarsi di tacere o di restare immobili quando è più importante”, ha sottolineato Guardiola, il cui messaggio di pace ha immediatamente riscosso attenzione a livello globale e fatto il giro del web.
La dichiarazione di Guardiola è un invito a non restare indifferenti, a rendere la compassione e l’impegno per gli altri una priorità, specialmente in tempi di crisi umanitaria. Le sue parole, cariche di empatia e impegno, ci ricordano che non è necessario essere grandi o potenti per fare una differenza significativa nel mondo. È la volontà di agire, di mostrare umanità e amore per la vita, che veramente conta.