La Corte d’Appello di Roma ha emesso una sentenza cruciale sul delicato equilibrio tra leggi statali e contratti privati nel settore degli apparecchi da gioco. Al centro della controversia vi era un recesso contrattuale da parte di un concessionario della rete telematica, dovuto a una recente normativa che limita i nulla osta di esercizio (NOE) per le slot AWP. La decisione della Corte segue attentamente la posizione del Tribunale di Roma, che già si era espresso a favore del concessionario, evidenziando la coerenza del suo comportamento con la normativa vigente. Il contenzioso era stato sollevato da un gestore che si lamentava per i danni economici subiti, stimati in oltre 270mila euro, a seguito della cessazione immediata del contratto. Tuttavia, i giudici hanno ribadito che le leggi statali prevalgono sui termini contrattuali.
La legislazione a monte, rappresentata dalla legge 96/2017 e dal decreto del 25 luglio 2017, imponeva un limite massimo di nulla osta disponibili a livello nazionale, obbligando il concessionario a conformarsi rapidamente o rischiare sanzioni dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
In dettaglio, la normativa richiede una significativa riduzione del numero di apparecchi connessi, una misura necessaria e legittima per contrastare eventuali non conformità che avrebbero potuto comportare pesanti sanzioni economiche. Il ricorrente contestava l'assenza di un preavviso di sei mesi, previsto dal contratto, avanzando una richiesta di risarcimento per il guadagno mancato su 52 apparecchi. Tuttavia, la Corte ha ritenuto le prove insufficienti. La documentazione prodotta non è risultata idonea a dimostrare il valore economico dei nulli osta, né a quantificare in modo attendibile la portata del danno su base semestrale. La decisione coinvolge anche la complessa questione del valore economico dei nulla osta. Secondo i giudici, essi non possono essere considerati beni commerciabili, contrariamente a quanto sostenuto dal gestore. La Corte ha, inoltre, rifiutato di avvalersi di una consulenza tecnica per accertare il valore dei nulla osta, in quanto ritenuta priva di un fondamento documentale sufficiente. Tale decisione sottolinea ulteriormente l'interpretazione della Corte, che non ha riscontrato violazioni della buona fede contrattuale da parte del concessionario.
In definitiva, la Corte d’Appello ha ribadito che i concessionari, operando sotto obblighi normativi stringenti, non possono essere ritenuti responsabili per inadempienze contrattuali quando queste ultime sono dettate da esigenze di conformità alla legge. Tale pronuncia consolida il principio secondo cui il rispetto delle normative statali, in questo settore sensibile, prevale su eventuali clausole contrattuali che potrebbero risultare in contrasto. Le spese legali sono state poste interamente a carico dell'appellante, chiudendo così un capitolo legale significativo per l'industria del gioco.