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L'introduzione dell'art. 13 del D.L. 25 marzo 2024 n. 41, relativo ai Punti vendita ricariche, ha sollevato un'ondata di preoccupazione nel settore del gaming legale. La misura incriminata è il limite di 100 euro settimanali per le ricariche dei conti di gioco, applicabile anche alle transazioni in contanti. Secondo Antonio Guitto, vicepresidente AGSI, questo provvedimento rischia di essere controproducente, generando effetti opposti a quelli desiderati.
Guitto definisce il tetto di 100 euro una misura "draconiana" e inefficace nella lotta al riciclaggio. Le sue argomentazioni si basano su due punti chiave: innanzitutto, le ricariche in contanti di importo elevato sono già soggette a tracciamento e riconducibili al titolare del conto gioco, che è nominativo. In secondo luogo, lo stesso art. 13, al comma 5, impone ai gestori dei Punti vendita ricariche di identificare il titolare del conto, configurando una sorta di verifica della clientela.
Il vero pericolo, secondo AGSI, è che questo limite spinga una parte significativa della domanda verso l'offerta illegale, proprio mentre il comparto online rappresenta l'unico segmento del mercato in crescita. Le conseguenze sarebbero gravi: un vantaggio per gli operatori senza concessione e per i circuiti illegali, stimati in circa 20 miliardi di euro annui, e un indebolimento del mercato regolamentato, che verrebbe "riconsegnato alla criminalità organizzata". Una scelta, definita senza mezzi termini, "un clamoroso autogol".
In un'era dominata dalle criptovalute, sorge spontanea la domanda: a chi giova realmente un limite così rigido alle ricariche in contanti? La norma, inoltre, estende le restrizioni anche ai pagamenti tramite strumenti non tracciabili, limitando ulteriormente le opzioni a disposizione dei consumatori. Gli effetti negativi previsti sono molteplici: penalizzazione dei consumatori, impossibilitati a caricare liberamente in contanti; oneri massicci per gli operatori, chiamati a controllare milioni di utenti con possibili rischi per la privacy; e una riduzione del gettito erariale, a causa del prevedibile calo del gioco legale.
Paradossalmente, a beneficiare di questa situazione potrebbero essere gli istituti di moneta elettronica, pronti a offrire servizi aggiuntivi – a pagamento – per aggirare una normativa considerata superflua. Si apre quindi un interrogativo sulle reali motivazioni di questa misura, che sembra favorire interessi particolari a discapito del bene comune.
Guitto auspica che il Consiglio di Stato, nella decisione dell'11 dicembre, possa promuovere una riflessione approfondita sulla questione, avviando un tavolo di confronto tra istituzioni e associazioni di settore. L'obiettivo è introdurre correttivi necessari e più in linea con le reali dinamiche del mercato. Un invito al dialogo, quindi, per evitare che una misura nata per rafforzare i controlli finisca per indebolire il gioco legale e, involontariamente, rafforzare quello illegale. Il rischio è di compromettere un settore che, nonostante le difficoltà, continua a generare entrate significative per l'erario e a offrire opportunità di lavoro a migliaia di persone.
In conclusione, la decisione di limitare le ricariche nel gaming online solleva dubbi legittimi sulla sua efficacia e sui suoi potenziali effetti negativi. Un approccio più ponderato e concertato tra le parti interessate appare fondamentale per garantire un futuro sostenibile al settore e tutelare gli interessi dei consumatori.
Fonte e foto: Jamma.it
