Una sentenza destinata a far discutere scuote il mondo del calcio milanese. La giudice per l'udienza preliminare (Gup) di Milano, Rossana Mongiardo, nelle motivazioni della sentenza che ha visto condannati i componenti delle Curve Nord dell'Inter e Sud del Milan, ha delineato uno scenario inquietante di sudditanza, affari illeciti e legami con la criminalità organizzata. Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri della Dda Paolo Storari e Sara Ombra, avevano portato nel settembre 2024 al blitz denominato 'doppia curva', eseguito da Polizia e Guardia di Finanza.
Secondo quanto emerge dalle motivazioni della sentenza, la società Inter si trovava in una condizione di 'sudditanza' nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo per agevolarli, seppur 'obtorto collo'. La Curva Nord, inoltre, sarebbe stata un mero 'contesto materiale di copertura' per affari illegali, beneficiando di un 'rapporto di protezione di matrice mafiosa' con l'avallo del clan della 'ndrangheta dei Bellocco. Questo quadro dipinge una situazione in cui la criminalità organizzata aveva un ruolo di primo piano nella gestione delle attività della curva nerazzurra.
Sul fronte rossonero, la Curva Sud del Milan era motivata dalla 'volontà di non spartire con nessuno la gestione e gli introiti', il che portava ad azioni di intimidazione e violenza per assicurare guadagni illeciti, in particolare attraverso la rivendita dei biglietti. Si stima che questi guadagni superassero i 100mila euro all'anno. Un business florido, basato su dinamiche criminali consolidate.
Nel processo abbreviato, sia l'Inter che il Milan, così come la Lega di Serie A, si sono costituiti parte civile, ottenendo risarcimenti per i danni subiti. Entrambi i club erano stati sottoposti a un procedimento di prevenzione da parte della Procura di Milano, e negli ultimi mesi hanno intrapreso azioni per recidere i rapporti con le tifoserie organizzate. Dirigenti e calciatori erano stati ascoltati a verbale dopo il blitz del 2024, testimoniando la volontà di fare chiarezza e prendere le distanze da comportamenti illeciti.
Le pene più severe sono state inflitte ai capi delle due curve: Andrea Beretta, leader interista e ora collaboratore di giustizia, e Luca Lucci, capo della curva milanista, entrambi condannati a 10 anni di reclusione. Il Gup ha riconosciuto tutte le imputazioni, che vanno da un omicidio recente (quello del 2024 di Antonio Bellocco, rampollo dell'omonima cosca) a un tentato omicidio di sei anni fa, fino alle due associazioni per delinquere. Tra le due curve, secondo l'accusa, esisteva un 'patto' per la gestione degli affari, con l'aggravante mafiosa per la Curva Nord, legata alla 'ndrangheta.
La giudice Mongiardo ha sottolineato come la 'sistematica violenza' che ha caratterizzato l'attività dei capi delle Curve Nord e Sud abbia minato la percezione di sicurezza all'interno dello stadio, un aspetto su cui la Lega Serie A si è sempre impegnata a vigilare. Inoltre, questa situazione ha danneggiato l'immagine di Inter e Milan, che si sono costituiti parte civile proprio perché 'risulta provato che' la vicenda ha causato danni 'non patrimoniali sotto il profilo della lesione dei diritti immateriali della personalità, tra cui immagine, onorabilità e reputazione'.
La sentenza rappresenta un duro colpo per il mondo del calcio milanese e un monito per le società sportive, chiamate a vigilare attentamente sui rapporti con le tifoserie organizzate e a contrastare ogni forma di illegalità e violenza. Resta da vedere quali saranno le conseguenze di questa vicenda e quali ulteriori sviluppi ci saranno nelle indagini e nei processi legati al mondo delle curve.
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