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Il celebre game designer Hideo Kojima è tornato a parlare di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, il controverso capitolo della saga stealth uscito nel 2001, offrendo una riflessione di impressionante attualità nell'era dell'intelligenza artificiale generativa e della disinformazione digitale. In una recente intervista per la serie Tech Support di Wired, l'autore giapponese ha chiarito la vera natura delle profezie contenute in quello che resta uno dei titoli più dibattuti della storia videoludica, spiegando come le sue visioni distopiche stiano purtroppo materializzandosi nella realtà odierna.
Interrogato esplicitamente sulla possibilità che avesse previsto l'avvento dell'intelligenza artificiale e del controllo algoritmico delle informazioni, Kojima ha risposto in modo preciso e preoccupante: MGS2 non parlava di IA nel senso stretto del termine, ma piuttosto di un futuro in cui i dati digitali acquisiscono una volontà propria, intrecciandosi fino a creare una nuova forma di controllo sociale. Chi ha giocato a Metal Gear Solid 2 ricorderà la surreale seconda metà del gioco, in cui il protagonista Raiden si trova intrappolato in una realtà che collassa su se stessa, in un vortice di inganni e manipolazioni.
Attraverso lunghi monologhi che all'epoca spiazzarono molti giocatori, il titolo esplorava temi radicali: la sovrabbondanza di informazioni digitali, l'incapacità umana di distinguere il vero dal falso, e il concetto di "junk data" che inquina il flusso informativo globale. Meccaniche narrative che nel 2001 sembrarono eccessivamente cerebrali e che oggi suonano come un manuale di sopravvivenza nell'era dei social media. In una dichiarazione che risuona con particolare forza oggi, Kojima ha affermato: "Nel digitale, tutto rimane. Come sui social media oggi. Persino i graffiti rimangono senza deteriorarsi. Internet connette tutto. E le opinioni vengono scambiate direttamente ovunque.".
Il riferimento alla permanenza dei dati è particolarmente significativo: mentre nel mondo fisico le informazioni si degradano naturalmente, nel regno digitale ogni frammento di disinformazione, ogni teoria complottista, ogni manipolazione persiste indefinitamente, creando strati su strati di contenuti fuorvianti. Questa persistenza amplifica l'effetto delle fake news e rende sempre più difficile discernere la verità dalla menzogna. La lucidità di Kojima nel 2001 è ancora più impressionante se consideriamo che MGS2 uscì prima di Facebook, Twitter e YouTube, quando i social network erano appena agli albori e l'idea di fake news virali sembrava fantascienza. Il gioco anticipava la crisi informativa che oggi sperimentiamo quotidianamente, dove algoritmi decidono quali contenuti vedere, dove la polarizzazione è amplificata dalla struttura stessa delle piattaforme digitali, e dove distinguere verità e menzogna richiede uno sforzo cognitivo sempre maggiore.
Il game designer giapponese ha anche toccato altri temi durante l'intervista con Wired, confermando la sua passione per classici del cinema come 2001: Odissea nello spazio e ribadendo l'amore per il Super Mario Bros. originale. Tuttavia, è il discorso su Metal Gear Solid 2 a risuonare con particolare forza, considerando che sono trascorsi oltre due decenni dall'uscita del gioco e molte delle sue "previsioni" si sono concretizzate in modi che lo stesso Kojima definisce indesiderabili. Il successo di Metal Gear Solid 2, a posteriori, non risiede solo nella sua innovativa giocabilità o nella sua complessa trama, ma nella sua capacità di aver anticipato le sfide che l'umanità si trova oggi ad affrontare nell'era digitale. Un monito, più che un semplice videogioco, sull'importanza di sviluppare un pensiero critico e una consapevolezza digitale per navigare in un mondo sempre più complesso e interconnesso.
