Era il 1995 quando Javier Zanetti varcò per la prima volta la soglia dell'Inter. Quel giovane difensore argentino sarebbe presto diventato una leggenda nerazzurra, attraversando tre decenni di storia calcistica tra trionfi e avventure straordinarie. Oggi, Tolto il manto di calciatore, riveste i panni di vicepresidente del club, ma il legame con il passato è ancora forte e vibrante. In una recente intervista con i canali ufficiali dell'Inter, Zanetti ha aperto il libro dei ricordi, regalando ai tifosi uno sguardo intimo sulla sua carriera.
Zanetti ha avviato il suo racconto parlando del suo arrivo a Milano. L'approccio con le nuove realtà calcistiche e culturali non fu semplice, ma arricchente sia a livello personale che professionale. La figura di Jorge Valdano, all'epoca allenatore del club dove giocava prima di trasferirsi in Italia, esercitò una forte influenza su di lui, fornendo tanto supporto quanto incoraggiamento. Una volta approdato all'Inter, fu Hector Cuper ad accoglierlo con curiosità, chiedendogli addirittura quale fosse la sua posizione preferita sul campo. Quella richiesta inaspettata lo colpì e lo tranquillizzò, segno di quanto fosse importante per l'allenatore la versatilità e la serenità dei propri giocatori.
Tra i tanti allenatori che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di Zanetti, spicca certamente Gigi Simoni. Definito da lui stesso come una figura paterna, Simoni è ricordato per il suo modo semplice e diretto di gestire la squadra, creando un ambiente familiare e coeso. Molti tifosi ricordano con emozione le vittorie ottenute sotto la sua guida, tra cui il memorabile trionfo in Coppa UEFA nel 1998, un torneo che segnò l'apice di un periodo particolarmente felice nella storia del club.
Un altro allenatore che Zanetti menziona con affetto è José Mourinho. La sua metodologia rivoluzionaria ha trasformato l'Inter da una compagine combattiva a una vera e propria macchina da guerra. Nonostante inizialmente ci fossero delle incertezze sui risultati, Mourinho seppe combinare una forte disciplina tattica a iniezioni di fiducia, culminando nel celeberrimo triplete del 2010. Quest'ultimo è considerato una delle conquiste più brillanti e discusse dell'era calcistica moderna.
Oltre agli allenatori, Zanetti conserva cari ricordi dei compagni di squadra. Uno dei compagni più divertenti è stato senza dubbio Maicon. Il difensore brasiliano non si limitava a sorprendere con le sue incursioni in attacco, ma anche con la sua personalità travolgente, capace di far sorridere chiunque. Zanetti lo ricorda con simpatia e affetto, segnalandolo come una delle presenze più solari dell'intera rosa nerazzurra.
Non si può parlare dell'Inter di quegli anni senza menzionare il Fenomeno Ronaldo. La sua abilità tecnica e la sua potenza fisica erano semplicemente ineguagliabili. Zanetti descrive gli allenamenti con Ronaldo come «ogni giorno una scoperta», estasiato dalle incredibili gesta che anche fuori dal campo sapeva regalare. La capacità di Ronaldo di rendere facili le giocate più ardue era qualcosa di magico e possedere un giocatore di tale caratura nella propria squadra era senza dubbio un vantaggio impagabile. Durante la sua permanenza all'Inter, Ronaldo ha incarnato la vera essenza del calcio, diventando il simbolo di un'epoca indimenticabile.
Trent'anni sono passati, eppure l'energia e la passione di Zanetti per i colori nerazzurri sono rimaste intatte. I ricordi di sfide, campioni e successi continuano a ispirarlo ogni giorno, guidandolo nelle sfide future come dirigente. La sua storia è l'esempio perfetto di come il calcio possa superare la semplice competizione sportiva per diventare una parte fondamentale della vita di chi lo vive e di milioni di appassionati in tutto il mondo.