Il mondo dell'intelligenza artificiale è in fermento con l'arrivo di ChatGPT Atlas, il nuovo browser sviluppato da OpenAI. Presentato il 23 Ottobre 2025, Atlas si propone come un'esperienza di navigazione rivoluzionaria, fondendo le funzionalità di Chromium con la potenza del suo assistente conversazionale. L'obiettivo dichiarato è rendere la ricerca e la gestione dei contenuti online più intuitive e naturali, consentendo agli utenti di interagire con il web attraverso il linguaggio umano.
Tuttavia, dietro questa promessa di intelligenza e personalizzazione si nasconde un modello di raccolta dati potenzialmente invasivo, che ha immediatamente sollevato interrogativi e preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla tutela della privacy degli utenti. Il cuore del sistema è la funzione “Memories”, progettata per registrare automaticamente i siti web visitati, le attività svolte, le preferenze espresse e il contesto di navigazione. Questa funzione si attiva durante la configurazione iniziale del browser e consente di richiamare rapidamente contenuti già consultati o di ricevere suggerimenti personalizzati basati sulla cronologia dell'utente.
OpenAI assicura che dati sensibili come numeri di carte di credito, password, informazioni mediche o siti per adulti siano esclusi dalla raccolta dati. Tuttavia, il fatto che la raccolta avvenga in modo automatico e continuo desta preoccupazione tra gli esperti di sicurezza informatica e tutela della privacy. Alcuni test preliminari hanno già evidenziato che Atlas potrebbe conservare tracce di informazioni private, come registrazioni a servizi sanitari o dettagli di acquisti online. Come riportato dal Washington Post, il browser offre la possibilità di disattivare la funzione “Memories” per singole pagine web e di cancellare le informazioni raccolte dalle impostazioni. Tuttavia, la gestione di questa funzione appare complessa e poco trasparente, rendendo difficile per l'utente medio comprendere appieno quali dati vengono raccolti e come vengono utilizzati.
Anche la modalità “incognito” di Atlas solleva dubbi. Pur non aggiungendo elementi alla cronologia o alle memorie, sembra che non riesca a nascondere completamente l'utente ai siti web visitati né a ChatGPT stesso. Questo significa che, anche navigando in modalità anonima, l'utente potrebbe essere tracciato e profilato, seppur in modo meno evidente.
Un'altra funzionalità controversa di Atlas è la modalità “agente”, in cui ChatGPT può navigare e compiere azioni autonomamente per conto dell'utente. Ad esempio, può compilare moduli online, cercare prodotti su siti di e-commerce o gestire operazioni bancarie. Questo approccio è simile a quello già sperimentato dal browser Comet di Perplexity, che in passato è stato vittima di attacchi di prompt injection, in cui l'intelligenza artificiale veniva indotta a rivelare dati riservati. Il programmatore Simon Willison ha espresso preoccupazioni riguardo alla sicurezza di questa funzionalità, chiedendo maggiore trasparenza sulle contromisure adottate da OpenAI per prevenire abusi. Willison ha osservato che, al momento, la principale difesa sembra essere la vigilanza dell'utente, il che solleva interrogativi sull'effettiva protezione dei dati personali.
Poco dopo il lancio di Atlas, un ricercatore noto come @elder_plinius ha dimostrato un attacco di tipo clipboard injection, in cui l'agente veniva indotto a copiare un link malevolo che reindirizzava a un sito di phishing, progettato per sottrarre credenziali di accesso. Questo dimostra che Atlas è ancora vulnerabile a tecniche di attacco note e che la sicurezza del browser deve essere ulteriormente rafforzata.
Oltre alle preoccupazioni per la privacy e la sicurezza, Atlas solleva anche interrogativi sul futuro della ricerca online. Il browser sostituisce Google come motore di ricerca predefinito e integra un pulsante “Chiedi a ChatGPT”, che consente di riassumere o analizzare le pagine web aperte. La schermata iniziale di Atlas propone suggerimenti personalizzati basati sulle memorie raccolte, come articoli di notizie, idee di viaggio o ricette culinarie. Questa profonda personalizzazione, se da un lato può rendere la navigazione più efficiente e piacevole, dall'altro potrebbe trasformarsi in un sistema di sorveglianza sofisticato, capace di ricostruire con precisione le abitudini e gli interessi individuali degli utenti.
OpenAI sostiene che i dati raccolti da Atlas non siano destinati a scopi pubblicitari e che servano unicamente a migliorare l'esperienza di navigazione degli utenti. Tuttavia, la possibilità per il browser di raccogliere, ricordare e agire in autonomia continua a sollevare forti dubbi tra esperti e ricercatori, che vedono in Atlas un esperimento ancora fragile sul piano della sicurezza e della protezione dei dati. Resta da vedere se OpenAI sarà in grado di rispondere adeguatamente a queste preoccupazioni e di garantire che Atlas sia uno strumento sicuro e rispettoso della privacy degli utenti.