Recentemente, sulla rinomata rivista Physical Review Letters, è stata pubblicata una ricerca che potrebbe rivoluzionare la comprensione dell'universo da parte della comunità scientifica. Il 13 febbraio 2023, un evento straordinario ha scosso il mondo della fisica moderna: la registrazione di un neutrino con un'energia record di 220 peta-elettronvolt (PeV), che ha suscitato un'ampia gamma di speculazioni e discussioni. Questo incredibile fenomeno potrebbe essere collegato all'esplosione di un buco nero primordiale, un concetto finora solo ipotetico.
Il tutto si colloca in un contesto scientifico altrettanto straordinario: pochi giorni prima della pubblicazione dello studio, un'altra ricerca aveva stimato al 90% la possibilità di scoprire un buco nero primordiale entro il prossimo decennio. Questo sembra suggerire che la scienza stia per attraversare una svolta cruciale nella comprensione della formazione delle strutture cosmiche primordiali, che potrebbero risalire alla frazione di secondo successiva al Big Bang.
Sebbene la teoria di Stephen Hawking preveda che i buchi neri primordiali possano evaporare ed eventualmente scomparire, rimane affascinante l'idea che alcune di queste entità cosmiche possano essere sopravvissute fino ad oggi. Infatti, una delle più intriganti ipotesi sulla materia oscura è che essa possa essere costituita, almeno in parte, da questi antichi buchi neri. Nel nuovo articolo, gli scienziati suggeriscono che, se esistono davvero, potrebbero emettere potenti flussi di neutrini quando esplodono, proprio come l'evento registrato dall'osservatorio europeo KM3NeT nel Mediterraneo.
Secondo Alexandra Klipfel e David Kaiser del Massachusetts Institute of Technology (MIT), il neutrino ad alta energia rilevato potrebbe essere il risultato dell'esplosione di un buco nero delle dimensioni di un asteroide. Questo evento sarebbe avvenuto a circa 2000 unità astronomiche dalla Terra, nel nube di Oort, all'interno del nostro sistema solare.
Gli scienziati ritengono che la probabilità che un simile evento accada sia dell'8%. Questa percentuale è sufficiente a giustificare ulteriori ricerche per convalidare l'esistenza di buchi neri primordiali, l'emissione di radiazioni da parte di Hawking e le proprietà insondabili della materia oscura.
Klipfel afferma che il recente scenario offre una rara opportunità: non solo si potrebbe dimostrare che una parte significativa della materia oscura è composta da buchi neri primordiali, ma queste esplosioni potrebbero produrre i neutrini ad altissima energia tanto ricercati. Gli scienziati si stanno quindi concentrando sui metodi sperimentali per rilevarli, cercando di confermare queste teorie rivoluzionarie.