L’acquisizione di Niantic da parte di Scopely, società sotto il controllo del Fondo di Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita, non sembra aver portato con sé quella stabilità che molti si aspettavano. Anzi, la transizione sta coincidendo con un’altra dolorosa ristrutturazione interna: l’azienda ha infatti annunciato il licenziamento di almeno 68 dipendenti, in un’ennesima ondata di tagli che si aggiunge a quelle già avvenute negli scorsi anni.
Secondo quanto riportato da Game Developer, i licenziamenti diventeranno effettivi a partire dal 20 maggio 2025. Il CEO di Niantic ha giustificato la decisione parlando di un ridimensionamento strategico, finalizzato a riportare l’azienda a operare con una struttura più agile, paragonabile a quella di una startup. In questa visione, alcuni ruoli interni non sarebbero più considerati essenziali, soprattutto alla luce dei nuovi assetti societari.
Questo nuovo ridimensionamento arriva dopo la maxi-vendita della divisione gaming di Niantic, un’operazione dal valore significativo che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, consolidare le attività principali dell’azienda. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni iniziali — secondo cui non ci sarebbero stati cambiamenti immediati o impatti sullo sviluppo di Pokémon GO — la realtà sembra più complessa.
È infatti difficile immaginare che tra i 68 tagli non ci siano figure direttamente coinvolte nella gestione o nello sviluppo del popolare gioco mobile. Anche se non sono state annunciate modifiche ufficiali al progetto, eventuali cambiamenti nel team potrebbero incidere sulla roadmap, sul supporto o sulla qualità degli aggiornamenti futuri.
La situazione riflette una crisi più ampia che da mesi colpisce l’intera industria dei videogiochi, tra cali di fatturato, riallineamenti strategici e fusioni aziendali che spesso si traducono in tagli dolorosi al personale. Niantic, nonostante il successo planetario di Pokémon GO, non è riuscita a replicare quel modello su larga scala con altri titoli, e ora sembra dover fare i conti con una nuova fase di transizione, più cauta e ridimensionata.
Dispiace constatare che, ancora una volta, decine di lavoratori si ritrovino a dover affrontare l’incertezza di un licenziamento. È un segnale preoccupante, che mette in evidenza le fragilità anche delle realtà più consolidate del settore.