Nel cuore pulsante di Rio de Janeiro, la Nazionale Iraniana di Pallavolo si trova a fronteggiare una situazione straordinaria e complessa. La squadra, guidata dall'esperto tecnico Roberto Piazza, si è ritrovata in mezzo ad una crisi internazionale mentre partecipava al prestigioso torneo itinerante di Nations League.
Appena terminato l'incontro con gli Stati Uniti, il team è stato informato dello scoppio del conflitto che ha coinvolto il loro paese d'origine, l'Iran, e Israele. Piazza ricorda come la notizia sia caduta come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo i giocatori e lo staff già tesi per la sfida in campo.
Il tecnico, nominato quest'anno alla guida della squadra iraniana, racconta di quanto sia stato difficile concentrarsi sul gioco, sapendo che a migliaia di chilometri di distanza le loro famiglie potrebbero essere in pericolo. "Quello che sta succedendo non è umanamente accettabile," ammette con voce carica di emozione, "e mentre ammettiamo la nostra ignoranza sui complessi eventi del Medio Oriente, sentiamo il peso emotivo di chi teme per i propri cari."
Piazza riconosce che molti giocatori desiderano dimostrare al mondo che l'Iran non è solo un paese definito dai suoi conflitti, ma una nazione di persone straordinarie e calorose. Tuttavia, il viaggio lontano da casa si è complicato parecchio. Dopo un periodo in Italia, dove la nazionale ha disputato due amichevoli contro gli azzurri, e un infruttuoso tentativo di visitare l'Argentina, si sono fermati a Verona prima di trasferirsi in Brasile e ora, verso la Serbia, dove li attende la seconda tappa del torneo.
Con lo spazio aereo incerto a causa delle tensioni geopolitiche, il team iraniano vive alla giornata, sempre meno certo del rientro previsto a Teheran per il 30 giugno, prima del nuovo torneo che dovrebbe iniziare in Polonia il 9 luglio. La situazione richiede flessibilità e creatività nelle soluzioni. Piazza ha dato un consiglio prezioso ai suoi: "Parlate con gli ucraini, che da anni si trovano in simili situazioni. Condividere esperienze difficili può aiutare a sopravvivere lontano da casa."
Le comunicazioni con l'Iran sono spesso interrotte, creando momenti di forte tensione emotiva. Piazza racconta di quanto sia stato toccante assistere ai brevi saluti tra i membri dello staff e le loro famiglie, consapevoli del rischio di non rivedersi. "Papà, ti voglio bene," è una frase che ancora riecheggia nella mente del tecnico.
In Brasile, il supporto locale si è rivelato inaspettato e commovente. Un semplice gesto dei tifosi brasiliani, che hanno lasciato un bigliettino di sostegno per la squadra iraniana, ha portato un po' di calore umano in giorni altrimenti freddi e incerti. Anche per Piazza, è stato un momento straordinario che ha rafforzato il legame con i suoi giocatori.
L'allenatore si affida alla sua esperienza per mantenere alto il morale della squadra, riconoscendo che, nonostante le difficoltà, loro sono dei privilegiati a vivere lontano dalle bombe, a differenza di molti connazionali. "Abbiamo la rara opportunità di rappresentare il nostro paese attraverso lo sport, e dobbiamo farlo con orgoglio," conclude Piazza, mantenendo la speranza viva tra le sue file, in un mondo dove il dialogo e la comprensione diventano gli strumenti più potenti di tutti.