Nelle ultime ore si è diffusa una notizia che ha scosso il panorama della cybersicurezza italiana. Un presunto database contenente dati sensibili di milioni di utenti di Poste Italiane sarebbe comparso nel dark web, sollevando enormi preoccupazioni tra gli esperti e gli utenti. Tuttavia, l’azienda ha smentito che ci sia stato un attacco diretto ai suoi sistemi, raccomandando comunque cautela.
À lanciare l’allarme è stato l’esperto di cybersicurezza Andrea Draghetti, che attraverso il suo profilo LinkedIn ha informato del ritrovamento di un file campione contenente sedici record nel dark web. Questo file offrirebbe un assaggio di un database molto più ampio, il quale potrebbe contenere informazioni estremamente sensibili come nome, cognome, codice fiscale, indirizzo email, data di nascita, numero di telefono e perfino le password degli account di Poste Italiane.
Sebbene Draghetti non consideri questo evento come un attacco diretto ai server di Poste Italiane, egli ritiene si tratti di malware logs raccolti da dispositivi già infettati. In altri termini, sarebbero credenziali rubate in passato attraverso malware su specifici dispositivi, rivenduti poi nel dark web per accedere agli account degli utenti.
Questa ipotesi trova conferma anche da altri esperti, che spiegano come questi database provengano da infezioni su dispositivi singoli piuttosto che da attacchi sistematici ai sistemi aziendali. Tuttavia, il fatto che un hacker, conosciuto nel web oscuro con il nome di Disease, abbia rilasciato dei campioni sembra destinato ad accendere i riflettori sulla questione.
La reazione di Poste Italiane è stata netta: l’azienda nega di aver subito un attacco capace di compromettere in modo così significativo i propri sistemi. Inoltre, Poste Italiane non ha confermato che i dati nel dark web appartengano effettivamente al proprio database. Tuttavia, la società sta collaborando con le Autorità per chiarire la situazione, mantenendo comunque alto il livello di attenzione.
Nonostante la posizione dell’azienda, non si può del tutto escludere la possibilità di una fuga di dati reali. Le informazioni trafugate, se combinate, potrebbero effettivamente facilitare furti d'identità, truffe o campagne di phishing mirate. Nel caso in cui le credenziali di accesso di Poste Italiane fossero utilizzate anche su altre piattaforme online, il rischio che qualcun altro possa accedere ai profili sarebbe considerevole.
Aspettando ulteriori sviluppi ufficiali, è prudente adottare delle misure di sicurezza semplici ma efficaci. Primo fra tutti il consiglio di modificare senza indugi le proprie password, optando per combinazioni uniche e complesse. È fondamentale anche rimanere vigili su comunicazioni sospette che potrebbero sfruttare le informazioni personali ottenute.
Per una sicurezza aggiuntiva, è raccomandabile abilitare il autenticazione a due fattori su ogni account possibile. Questa misura offre uno strato di protezione extra, riducendo significativamente il rischio che terze parti possano compromettere i propri profili.
In sintesi, sebbene i dettagli definitivi sulla fuga di dati debbano ancora emergere ufficialmente, questo potenziale incidente di sicurezza serve a ricordare quanto sia importante proteggere con attenzione le nostre informazioni personali nel mondo digitale odierno.