Mario Balotelli è tornato a far parlare di sé con un'intervista che svela inediti retroscena sulla sua carriera nel calcio italiano. Originariamente nel 2013, avrebbe potuto trasferirsi alla Juventus, ma una serie di eventi lo portò invece a vestire la maglia del Milan. L'attaccante ha rivelato: "Nel 2013 parto dal Manchester per andare a Torino, alla Juve. Ma alla fine con Mino Raiola abbiamo fatto una scappata a Milano e sono andato al Milan".
La scelta di firmare con il Milan lo portò a riunirsi con Zlatan Ibrahimovic, una presenza che Balotelli ha definito "un rompipalle ma solo a chi vuole bene. Voleva che dessi il meglio di me a ogni partita e ogni allenamento, era il suo modo di volermi bene". Se da un lato l'esperienza con il Milan gli lasciò ricordi positivi, l'era interista, nonostante la Champions League vinta nel 2010, fu macchiata da un episodio controverso: il lancio della maglietta durante una partita cruciale contro il Barcellona. "Da giovane, non gestii bene i fischi dei tifosi dell'Inter, ma oggi non lo rifarei", ha ammesso Balotelli.
Guardando oltre i club, il legame con la Nazionale italiana è un nodo importante nella carriera di Balotelli. "La Nazionale è stata sempre un punto fondamentale per me. Però, oggi vedo tanti giocatori che non hanno più la voglia di difendere la maglia del proprio Paese". Tuttavia, Balotelli si dice fiducioso per il futuro e per i Mondiali 2026, sostenendo che la nuova generazione ha delle promesse, come Pio Esposito e Camarda. "A questi giocatori va dato tempo", ha dichiarato.
All'interno di una cornice più personale, l'assenza dalla maglia azzurra resta un tema dolente per Balotelli. Sul palco del Festival di Trento, ha rivolto un pensiero a riguardo: "Perché non mi hanno più voluto in Nazionale? Non lo so neppure io il motivo. Me lo immagino, ma non posso esserne certo. Forse la poca affinità col mondo Juve ha giocato un ruolo, ma non ho mai litigato con nessuno".
Un nome caro a Balotelli è Antonio Cassano, sul quale ha riferito: "Ho giocato con pochi giocatori forti come lui, a me importava solo che facesse la differenza in campo". Con queste parole si chiude un'intervista che lascia spazio a riflessioni sui capitoli chiusi della carriera di un giocatore che ha vissuto alti e bassi ma che mantiene sempre un posto speciale nel panorama del calcio italiano.