Il futuro di Samuel Gigot alla Lazio sembra ormai segnato. Arrivato soltanto un anno fa dal Marsiglia, il difensore francese classe 1993 è destinato a lasciare Formello negli ultimi giorni della finestra estiva di calciomercato. Nonostante una stagione positiva sotto la guida di Baroni, Gigot non è riuscito a convincere Maurizio Sarri della sua compatibilità con il nuovo schema tattico. Sin dal suo arrivo, l'allenatore toscano ha espresso delle perplessità sulla possibilità di integrare efficacemente Gigot nel proprio progetto, tanto da non includerlo nella lista dei calciatori iscritti alla Serie A.
L'esclusione dalla rosa ufficiale, secondo quanto riportato da Il Tempo, non è legata esclusivamente a questioni fisiche. Al contrario, rappresenta una precisa scelta tecnica di Sarri. Questo ha spinto la dirigenza biancoceleste a sondare possibili acquirenti durante questa finestra di mercato. Diverse società hanno già manifestato interesse per il difensore transalpino. In particolare, alcune squadre del Medio Oriente – con club tra Dubai e Qatar – sono fortemente attratte dall'esperienza e dal carisma che Gigot può portare nel loro campionato.
Non si deve però dimenticare la pista che conduce in Grecia. Tra le opzioni sul tavolo c'è anche l’offerta del PAOK Salonicco, che desidera rinforzare il proprio comparto difensivo con un giocatore di comprovata esperienza internazionale come Gigot. Il club ellenico considera il francese un acquisto ideale per innalzare il livello della propria retroguardia.
Da parte della Lazio, nel frattempo, è stata fissata una valutazione di circa 4 milioni di euro per il suo cartellino. Questa cifra, non considerata proibitiva, lascia ampio margine di trattativa soprattutto con il mercato greco. Si profila quindi una conclusione in tempi rapidi, con la speranza per il giocatore di trovare più spazio e continuità lontano dall’ambiente romano. La vicenda di Samuel Gigot segna una delle tante facce del dinamico mondo del calciomercato, dove tattiche, aspettative e strategie si scontrano con le rigide realtà delle panchine affollate e delle liste dei convocati che non perdonano.