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A pochi giorni dalla conclusione del Mondiale per Club negli Stati Uniti, emerge un retroscena che ha sconvolto il mondo del calcio e oltre. Al centro di questa curiosa vicenda si trova il presidente americano Donald Trump, il quale avrebbe confessato, durante un'intervista a Dazn, di essere in possesso del trofeo originale della competizione, mentre al Chelsea, dopo la vittoria nella finale, sarebbe stata consegnata solo una copia. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Trump, l'originale gli sarebbe stato consegnato prima dell'inizio del torneo per tenerlo al sicuro nello Studio Ovale della Casa Bianca. "Quando venite a ritirarlo?" ha domandato ironicamente Trump al presidente della FIFA, Gianni Infantino, il quale con una risposta inaspettata avrebbe detto: "Puoi tenerlo per sempre". Questa dichiarazione, che a prima vista potrebbe sembrare uno scherzo, ha sollevato un polverone mediatico, portando alla luce temi di sicurezza, protocollo e immagine per le istituzioni coinvolte. Sebbene spesso protagonista di dichiarazioni ad effetto, Trump non si è sottratto dal raccontare la sua versione dei fatti, alimentando ulteriormente le speculazioni.
L'episodio ha suscitato reazioni eterogenee: i tifosi del Chelsea si sono detti delusi e in parte increduli, mentre molte altre squadre e appassionati di calcio hanno riso della situazione. I canali social sono stati inondati di commenti sarcastici e meme, che hanno contribuito a far crescere l'eco della notizia. Anche all'interno dell'ambiente FIFA ci sono stati malcontenti e richieste di chiarimenti; molti esponenti si interrogano infatti sulle modalità di gestione del trofeo e sull'effettiva permanenza dell'originale negli Stati Uniti.In un contesto così effervescente, non è escluso che i protagonisti possano invertire la rotta e cercare di minimizzare l'accaduto, tuttavia questa singolare vicenda rischia di proiettare ombre sulla gestione complessiva della competizione e sui suoi regolamenti legati ai trofei. La FIFA deve infatti confrontarsi già con diverse critiche riguardanti la gestione degli eventi internazionali e questo aneddoto rischia di infiammare ulteriormente la discussione.
Intanto, i media di tutto il mondo continuano a raccontare e analizzare la situazione, offrendo al pubblico aggiornamenti continui e interviste esclusive con esperti del settore, ex giocatori e dirigenti. Si vocifera anche di un possibile chiarimento diretto da parte della FIFA o di un intervento dell'organizzazione per portare a chiusura il caso, garantendo un recupero sereno del trofeo autenticato.
In ultima analisi, l'episodio mette in luce anche le dinamiche di potere e di influenza che si intrecciano tra il mondo del calcio e quello della politica, dimostrando come un evento apparentemente secondario possa evolvere in un caso diplomaticamente rilevante. In attesa dei prossimi sviluppi, resta da vedere se Trump cederà all'eventuale richiesta di restituzione del trofeo e quale sarà la risposta ufficiale a livello istituzionale. Nonostante il tono speranzoso con cui Trump conclude il racconto, resta forte il rischio che l'episodio si traduca in un altro capitolo da ascrivere al già corposo elenco di controversie che circondano la sua figura pubblica.
