Un recente studio della VU University di Amsterdam ha lanciato un campanello d'allarme riguardo all'impatto ambientale crescente dei sistemi di Intelligenza Artificiale (AI). La ricerca prevede che, entro il 2025, la domanda globale di energia e acqua da parte delle infrastrutture AI raggiungerà livelli senza precedenti, potenzialmente superando il consumo energetico annuale dell'intero settore del mining di Bitcoin.
Secondo Alex de Vries-Gao, ricercatore presso l'Istituto di Studi Ambientali della VU University e autore dello studio, il consumo energetico globale dei sistemi AI potrebbe raggiungere i 23 Gigawatt (GW) nel 2025. Parallelamente, il consumo idrico è stimato tra 312,5 e 764,6 miliardi di litri. Per contestualizzare, de Vries-Gao sottolinea che tali cifre superano l'energia utilizzata per l'intero mining di Bitcoin nel 2024 e che il consumo idrico si avvicina al consumo annuale globale di acqua imbottigliata.
L'aspetto più preoccupante è che queste stime potrebbero essere addirittura conservative. De Vries-Gao ha evidenziato la mancanza di trasparenza da parte delle grandi aziende tecnologiche, che spesso non divulgano dati precisi sul consumo di risorse per le loro attività legate all'AI nei loro report di sostenibilità. "È impossibile fornire una cifra assolutamente precisa, ma in ogni caso sarà molto grande", ha affermato de Vries-Gao, aggiungendo che "alla fine, tutti ne pagheranno le conseguenze".
Per stimare la quantità di hardware AI implementato e il suo relativo consumo energetico, il ricercatore ha utilizzato dati provenienti da report analitici e altre informazioni pubbliche. Sulla base di queste informazioni, ha calcolato che le emissioni annuali di anidride carbonica derivanti dall'esercizio dei sistemi AI ammontano a una cifra compresa tra 32,6 e 79,7 milioni di tonnellate, con una media di circa 56 milioni di tonnellate. Questo dato supera le emissioni totali di Singapore nel 2022, pari a 53 milioni di tonnellate.
Questi risultati hanno suscitato preoccupazione negli Stati Uniti, dove alcuni legislatori hanno iniziato a chiedere maggiore trasparenza e controllo. La senatrice Elizabeth Warren, insieme ad altri due membri del Partito Democratico, ha inviato una richiesta formale a sette grandi aziende tecnologiche, chiedendo la divulgazione dei dati relativi al consumo energetico delle loro infrastrutture AI. Il senatore Bernie Sanders è andato oltre, proponendo una moratoria completa sulla costruzione di nuovi data center per l'AI, con l'obiettivo di garantire che la tecnologia serva "tutti, e non solo l'uno percento della popolazione". Al contrario, l'ex presidente Donald Trump ha continuato a sostenere uno sviluppo accelerato dell'AI, paragonando la sua iniziativa, denominata Genesis Mission, al Progetto Manhattan della Seconda Guerra Mondiale per portata e importanza.
Il professor Shaolei Ren dell'Università della California a Riverside ha avvertito che anche le stime attuali di de Vries-Gao potrebbero essere sottostimate, in quanto prendono in considerazione solo la fase operativa dell'hardware. Secondo Ren, l'impatto ambientale reale sarebbe significativamente maggiore se si includesse l'intero ciclo di vita dei chip, dall'estrazione delle materie prime alla produzione, implementazione e successiva eliminazione di miliardi di chip AI. Questo approccio olistico rivelerebbe un quadro ancora più allarmante delle conseguenze ambientali dell'espansione incontrollata dell'Intelligenza Artificiale.


