Prima di procedere
Nell'ambito delle complesse questioni fiscali legate al mondo delle scommesse, la Corte di Giustizia Tributaria di Roma ha recentemente giocato un ruolo cruciale. In una sentenza che potrebbe avere un impatto significativo a livello nazionale, la Corte ha accolto il ricorso presentato dallo studio legale Agnello, il quale rappresenta gli interessi dei CTD e della società Stanleybet Malta Limited. Al centro della questione vi è l'imposta unica sulle scommesse, un tema che ha visto vari tribunali italiani esprimersi in modi che indicano un crescente consenso.
Le recenti decisioni emesse dai tribunali di Milano, Firenze e Umbria avevano già preparato il terreno per un cambiamento. Tuttavia, la pronuncia della Corte romana ha ribadito con decisione che l'interpretazione restrittiva e unilaterale sostenuta dall'Ufficio, la quale suggeriva che la tassazione "sul margine" fosse applicabile solo agli operatori legati al totalizzatore nazionale, fosse priva di fondamento normativo. La Corte ha dichiarato che tali criteri devono valere per tutti gli operatori, anche quelli senza concessione o licenza di pubblica sicurezza, in quanto rispecchiano il principio costituzionale di effettiva capacità contributiva.
Questa decisione altro non fa che confermare un orientamento giurisprudenziale sempre più chiaro: l'imposta unica non deve essere calcolata esclusivamente sul margine di profitto (ossia i ricavi meno le vincite) ma deve altresì tenere conto del quadro generale delle operazioni, anche per gli operatori come Stanleybet. L'Avvocato Agnello, che ha difeso la parte ricorrente, ha commentato con soddisfazione: "Questa decisione della Corte di Roma, che in passato è stata tra le più rigide, segna un passaggio emblematico. Essa solidifica un trend giurisprudenziale che si sta affermando su tutto il territorio italiano. Anche il giudice romano ha riconosciuto che l'interpretazione dell'Ufficio non è praticabile essendo contra legem. Ci si auspica ora che l'Amministrazione intervenga chiarendo definitivamente la questione ed evitando ulteriori contenziosi, tutelando sia i contribuenti che l'interesse pubblico".
La pronuncia del tribunale romano si inserisce in una lunga serie di decisioni che stanno progressivamente consolidando un paradigma fondamentale: dal 2016, l'imposta unica è a carico dei bookmaker nella misura pari a quella dei concessionari statali. Questa uniformità rispecchia l'intento del legislatore di non differenziare i canali di raccolta, rispettando il principio basilare di capacità contributiva effettiva. Questo si traduce in una struttura fiscale che non fa distinzioni arbitrarie tra i diversi operatori del mercato, riconoscendone invece il contributo effettivo al sistema economico e fiscale.
In definitiva, la recente sentenza rappresenta un importante passo in avanti verso una maggiore equità nel trattamento fiscale dei CTD. Essa offre una visione chiara e univoca che, se perseguita coerentemente, può portare a una risoluzione pacifica delle controversie e alla stabilizzazione del settore. Esperti e operatori del settore sono ora in attesa di un riscontro reattivo da parte delle autorità competenti, che si spera possano intervenire con misure conciliative che bilancino adeguatamente i diversi interessi in gioco e pongano fine ad anni di incertezza giuridica.
