Il CEO di NVIDIA, Jensen Huang, durante una visita a Taiwan per un evento organizzato da TSMC (la più grande fonderia di semiconduttori al mondo), ha rilasciato dichiarazioni che ribadiscono la ferma posizione degli Stati Uniti riguardo alla vendita di chip AI di ultima generazione, noti come Blackwell, alla Cina. "Non ci sono discussioni attive in corso", ha affermato Huang, confermando di fatto la linea già espressa dall'amministrazione Trump e dal segretario al Tesoro Scott Bessent: i chip AI di nuova generazione rimangono un'esclusiva americana.
Questa decisione rappresenta un punto cruciale nella competizione tecnologica tra USA e Cina, con implicazioni significative per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale a livello globale. La restrizione sull'export di chip avanzati come i Blackwell mira a limitare la capacità della Cina di competere nel settore dell'AI, un campo considerato strategico per il futuro economico e militare.
Già in precedenza, Trump aveva espresso chiaramente che gli acceleratori AI più avanzati non sarebbero stati esportati in Cina. Bessent, dal canto suo, aveva suggerito che la Cina potrebbe avere accesso a tali chip solo con un ritardo di uno o due anni rispetto agli Stati Uniti. Le parole di Huang, quindi, non introducono novità sostanziali, ma rafforzano l'allineamento tra Nvidia e la strategia tecnologica di Washington.
Tuttavia, la situazione è più complessa di quanto appaia. Attualmente, la Cina sembra mostrare un interesse limitato verso i prodotti NVIDIA destinati specificamente a quel mercato. A causa delle restrizioni imposte dalla Casa Bianca, NVIDIA ha dovuto sviluppare GPU appositamente depotenziate per la Cina. Tuttavia, il governo di Xi Jinping ha vietato alle proprie aziende di acquistare tali chip, preferendo incentivare l'adozione di chip prodotti localmente, con l'obiettivo a lungo termine di raggiungere l'indipendenza tecnologica dagli USA.
Nonostante le restrizioni ufficiali, è fiorita un'ampia rete di importatori clandestini di chip Blackwell e non solo. Anche le schede grafiche gaming GeForce RTX 5090 e 4090 sono molto richieste, e laboratori specializzati le modificano per adattarle agli impieghi nell'AI, sostituendo i banchi di VRAM originali con versioni più capienti.
Attualmente, il chip NVIDIA più potente venduto legalmente in Cina è l'H20, basato su architettura Hopper, ma si vocifera già di un successore, il B30A, derivato da Blackwell. Se approvato, Nvidia dovrà comunque versare il 15% dei ricavi al governo statunitense dopo aver ottenuto le licenze di esportazione.
In un contesto più ampio, è importante ricordare che Huang aveva inizialmente riconosciuto i progressi della Cina nel campo dell'intelligenza artificiale, affermando che avrebbe vinto la corsa all'AI. Successivamente, ha parzialmente ritrattato, sottolineando che la Cina è estremamente vicina agli USA e che gli Stati Uniti devono continuare a investire e innovare per non rimanere indietro. Queste dichiarazioni riflettono la crescente consapevolezza della competizione globale nell'AI e la necessità per gli Stati Uniti di mantenere un vantaggio tecnologico.
La strategia cinese di puntare sull'autosufficienza tecnologica, sebbene ambiziosa, presenta delle sfide significative. Lo sviluppo di chip AI competitivi richiede investimenti massicci in ricerca e sviluppo, nonché l'accesso a tecnologie e competenze avanzate. Resta da vedere se la Cina sarà in grado di superare queste sfide e raggiungere il suo obiettivo di indipendenza tecnologica nel settore dell'AI. Nel frattempo, le restrizioni sull'export di chip avanzati da parte degli Stati Uniti continueranno a modellare il panorama globale dell'intelligenza artificiale, influenzando la competizione tra le due superpotenze e il futuro dello sviluppo tecnologico a livello mondiale.
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