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Commissione Europea ha deciso di non adottare norme specifiche per vietare la pubblicità del gioco d'azzardo, lasciando così ai singoli
Stati membri la responsabilità di regolamentare la materia. Questa scelta è stata chiarita dal commissario europeo
Michael McGrath in una risposta formale datata 11 luglio. La questione era stata sollevata dall'eurodeputata
Carolina Morace del Movimento 5 Stelle, che aveva interrogato la Commissione sulle politiche comunitarie riguardanti la pubblicità del gioco e la protezione delle persone vulnerabili, con un'attenzione particolare ai minori.
Nel suo intervento, McGrath ha sottolineato che ogni Stato può decidere in autonomia come gestire la promozione del gioco d'azzardo sul proprio territorio. Tuttavia, ha anche menzionato l'impegno della Commissione nell'elaborare una normativa sull'equità digitale che affronti la progettazione di servizi digitali destinati a creare dipendenza. Un punto focale di questa normativa saranno le cosiddette "loot box", presenti nei videogiochi, che emulano meccanismi di gioco d'azzardo.
La risposta di McGrath si fonda sull'articolo 168 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), che pone come priorità la tutela della salute pubblica. A sostegno di questo obiettivo, vi sono già delle normative in essere. La Direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali cerca di prevenire pubblicità ingannevoli e aggressive, mentre la Direttiva 2010/13/UE sui servizi di media audiovisivi disciplina i minimi requisiti di qualità delle comunicazioni pubblicitarie.
Infine, sulla questione legata alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, in particolare all'articolo 35 che riguarda la protezione della salute, McGrath ha precisato che tale disposizione non può essere usata come base legale per combattere il gioco illegale o contrastare la dipendenza da gioco. Questo perché l'applicazione dell'articolo si limita alle istituzioni europee e agli Stati membri solo in ambito di attuazione del diritto comunitario.
Questa delineazione delle responsabilità lascia chiaramente intendere che sarà una sfida per i paesi dell'UE affrontare in modo coerente le problematiche legate alla pubblicità del gioco d'azzardo. La libertà lasciata agli Stati membri potrebbe portare a una varietà di approcci, rendendo complicato mantenere una linea comune a livello europeo. Inoltre, l'assenza di una normativa comune potrebbe ritardare gli sforzi per affrontare il crescente problema della dipendenza da gioco, in particolare in quei paesi dove la regolamentazione risulta più blanda. La Commissione Europea sembra essere consapevole di queste potenziali sfide, e la futura normativa sull'equità digitale potrebbe rappresentare un primo passo per mitigarle. Tuttavia, rimane cruciale la collaborazione attiva tra Stati membri e autorità competenti per proteggere efficacemente i cittadini dalle insidie della pubblicità legata al gioco d'azzardo.