Prima di procedere
La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado di Trento ha recentemente emesso una sentenza di grande rilevanza in ambito fiscale, accogliendo l'appello presentato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La decisione ha confermato un accertamento fiscale per un importo superiore a 85.000 euro nei confronti della titolare di un esercizio pubblico del Trentino. Quest'ultima è stata accusata di aver messo a disposizione della clientela un personal computer, utilizzato per accedere a giochi online non autorizzati.
L'intervento delle autorità risale a un controllo effettuato nell'ottobre 2021. In quell'occasione, i funzionari dell'Agenzia hanno trovato all'interno del locale un computer acceso e accessibile al pubblico, connesso a una piattaforma di gioco digitale. Sullo schermo era visibile una sessione attiva di slot online, collegata a un conto gioco intestato a un terzo utente, con un credito residuo di 30 euro.
La difesa della titolare era incentrata sull'affermazione che il computer fosse destinato a uso esclusivamente personale. In particolare, veniva utilizzato per la gestione delle ricariche di gioco online, come previsto da un contratto commerciale con un operatore autorizzato. La titolare sosteneva inoltre che i pochi accessi registrati alla piattaforma non fossero significativi di un utilizzo da parte della clientela. Contestava inoltre l'interpretazione della legge, richiedendo la disapplicazione delle sanzioni e l'annullamento degli avvisi di accertamento emessi.
Tuttavia, la Corte ha confermato la legittimità delle contestazioni avanzate dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ha ribadito che la normativa vigente, specificata dalla legge n. 190/2014, art. 1, comma 646, comprende non solo i totem e terminali di gioco tradizionali, ma qualsiasi dispositivo che consente l'accesso a giochi con vincite in denaro. Questo, anche se il dispositivo non è configurato stabilmente come terminale di gioco.
La sentenza specifica che, una volta accertata la presenza di un dispositivo connesso e attivo su una piattaforma di gioco online, è responsabilità del contribuente dimostrare che il computer non fosse utilizzato dai clienti per attività di gioco. Nel caso in esame, la titolare non è riuscita a fornire prove sufficienti per sostenere tale affermazione, risultando pertanto responsabile e soggetta alla tassazione presuntiva prevista dalla norma citata.
L'appello incidentale presentato per ottenere una riduzione delle sanzioni e il riconoscimento dell’incertezza normativa è stato anch'esso respinto. La Corte ha concluso che la situazione non presentava alcuna ambiguità né dal punto di vista legislativo né giurisprudenziale. Le sanzioni applicate, distinte da quelle amministrative già versate per violazione delle norme sulla ludopatia, sono state quindi ritenute legittime.
Questa sentenza sottolinea l'importanza della conformità alla regolamentazione vigente in materia di giochi d'azzardo, ribadendo il dovere di evitare l'utilizzo di dispositivi nei pubblici esercizi che possano essere sfruttati per accedere a giochi non autorizzati. Tale decisione rappresenta un chiaro messaggio da parte delle autorità giudiziarie e fiscali: le regole sulla gestione dei giochi online devono essere rigorosamente rispettate per evitare conseguenze economiche significative.
