Volpiano Pianese, piccolo comune del Piemonte, è al centro dell'attenzione per un grave episodio di violenza avvenuto durante un torneo giovanile di calcio. Il protagonista di questa vicenda è un portiere di appena 13 anni, coinvolto in uno scontro che ha visto come protagonista negativo il padre di un giocatore avversario. La partita, che avrebbe dovuto celebrare i valori dello sport giovanile, si è trasformata in un evento da dimenticare per chiunque ami il calcio e i suoi principi educativi.
Durante il match contro la squadra del Carmagnola, al termine della partita, si è acceso un parapiglia tra i giovani calciatori. In quella che sembrava una semplice rissa di campo, tutto ha preso una piega tragica quando un adulto, in preda alla rabbia, è sceso dagli spalti per colpire il giovane portiere della Volpiano Pianese. L'aggressione, che ha comportato per il ragazzo una frattura al malleolo e un trauma distrattivo del rachide cervicale, ha scosso profondamente il mondo dello sport locale e non solo.
Il giudice sportivo della Lega Nazionale Dilettanti, Roberta Lapa, ha emesso una sentenza dura, sospendendo il giovane portiere e un altro giocatore del Carmagnola per un anno intero. Nel suo comunicato, il Giudice ha spiegato che la gravità della loro condotta, pur essendo così giovani, va oltre il semplice gesto sportivo, infrangendo i principi di correttezza e rispetto che lo sport dovrebbe insegnare. La decisione sottolinea l'importanza di condannare la violenza in ogni sua forma, particolarmente quando coinvolge dei minori.
Anche il padre del giovane portiere è stato sanzionato. In qualità di dirigente della Volpiano Pianese, anziché placare la situazione, si è lasciato coinvolgere, rispondendo a sua volta alla violenza. Verrà escluso da ogni attività sportiva fino al 4 marzo 2026, una punizione che vuole fungere da monito per chiunque si trovi in una posizione di responsabilità nei confronti degli atleti più giovani.
L'aggressore, un quarantenne intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha dichiarato: "Ho agito per difendere mio figlio, ma non è stato l'esempio che avrei voluto dargli. Me ne dispiace molto e mi rendo conto che la violenza è sempre sbagliata, ovunque e comunque. La paura e l'istinto mi hanno dominato, vedendo mio figlio colpito in mezzo al campo. Se potessi tornare indietro, agirei diversamente."
Nonostante le parole di pentimento, il suo gesto ha innescato un dibattito acceso sulla sicurezza nei campi sportivi e sul ruolo dei genitori nelle carriere dei propri figli. Si auspica che episodi simili possano trovare spazio nel dialogo piuttosto che nei titoli di cronaca, ripristinando i valori di lealtà, fair play e rispetto che dovrebbero sempre prevalere nel mondo dello sport.