In un episodio che ha lasciato di stucco l'intero movimento calcistico dilettantistico italiano, il giudice sportivo Roberta Lapa della Lega Nazionale Dilettanti ha imposto pesanti squalifiche ai protagonisti di una rissa allarmante avvenuta lo scorso weekend durante una partita giovanile tra il Volpiano Pianese e il Carmagnola. L'episodio ha portato alla luce l'inquietante aumento di violenza non solo tra i giocatori in campo, ma anche tra i genitori sugli spalti.
La sanzione più severa è stata inflitta al portiere del Volpiano Pianese, che è stato squalificato per un intero anno, fino al 4 settembre 2026. La decisione è stata presa a causa della partecipazione attiva del giovane atleta a una rissa, durante la quale avrebbe colpito con manate e pugni un giocatore avversario già a terra. La condotta del portiere è stata definita "violenta e antisportiva", in quanto ha dato luogo a ulteriori atti di violenza.
Simili sanzioni non si sono fermate al portiere: anche un giocatore del Carmagnola è stato squalificato per un anno. Questo giovane atleta ha scatenato ulteriore caos colpendo con un pugno la nuca di un giocatore avversario, accendendo ulteriormente la tensione in campo e spianando, di fatto, la strada all'ingresso arbitrario di un genitore sul terreno di gioco. Il giudice sportivo ha considerato questi atti come una gravissima violazione dei principi fondamentali dello sport.
Ciò che aggrava ulteriormente la situazione è l'implicazione dei genitori. In particolare, il padre del portiere del Volpiano Pianese, sebbene non fosse elencato tra i partecipanti ufficiali, si è trovato al centro degli eventi. Negli atti del giudice si legge che invece di cercare di calmare i presenti, il genitore ha partecipato attivamente alla rissa, malmenando a sua volta un'altra persona coinvolta. La sua condotta, in qualità di rappresentante della società, ha portato a una squalifica di proporzioni simili a quella dei giocatori.
Il calcio giovanile, un terreno dove dovrebbero prevalere i valori della sportività e della crescita personale, sembra essere sempre più teatro di atteggiamenti esasperati e fuori controllo. Questo episodio solleva serie preoccupazioni sul ruolo dei genitori nelle attività sportive giovanili. Invece di diventare modelli di positività, alcuni genitori, come evidenziato da questo caso, finiscono per alimentare i conflitti.
Inoltre, il comportamento di questi adulti può avere un impatto duraturo sui giovani giocatori, distorcendo la loro percezione di quello che dovrebbe essere uno sport che promuove la collaborazione, il rispetto e la sana competizione. In tutto questo tumulto, il giudice sportivo spera vivamente che le pesanti squalifiche fungano da deterrente per futuri episodi simili e richiamino tutti gli attori coinvolti, siano essi giocatori, genitori o dirigenti, a una riflessione profonda sui veri valori da incarnare e trasmettere nello sport.
Con le notizie di questa tragica spirale di violenza che si sono diffuse rapidamente, il dilemma ora passa alle società sportive, chiamate a riqualificare i propri membri e probabilmente anche a rivedere le modalità di accesso alle competizioni per i genitori. Solo un intervento deciso potrà restaurare la fiducia nello sport giovanile e riportare i giovani atleti a sentirsi protetti e ispirati da chi dovrebbe sostenere il loro sviluppo personale e sportivo.