L'Equipe celebra l'Italia e la FITP

L'Equipe celebra l'Italia e la FITP

"Ecco perchè domina il tennis mondiale"

"Perché l'Italia è diventata una storia di successo nel tennis moderno, dopo aver inseguito altre nazioni per così tanto tempo?" si chiede Julien Reboullet su L'Equipe, il noto quotidiano sportivo francese, dopo il primo doppio trionfo italiano in Coppa Davis e Billie Jean King Cup. Reboullet riporta le parole del presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, subito dopo il secondo successo consecutivo in Davis: "Questa vittoria è il risultato di un lavoro di gruppo e rappresenta tutto il mondo del tennis italiano: circoli, maestri, dirigenti e appassionati. Siamo la nazione più forte al mondo. Questo è un carburante per il nostro obiettivo di rendere il tennis uno sport sempre più popolare."

Le ragioni del successo italiano

Reboullet analizza i fattori del successo, che hanno colpito anche John Millman, tennista australiano ritiratosi quest'anno, il quale ha espresso su Twitter la sua ammirazione per il tennis italiano: "È una nazione appassionata, che ama questo sport e investe nei tornei Futures, Challengers, ATP e WTA, offrendo molte opportunità per giocare e guardare tennis." Un aspetto evidente è la presenza di Jannik Sinner, numero uno del mondo dal recente Roland Garros. Tuttavia, il suo successo è supportato da una forte emulazione. Matteo Berrettini, attualmente 35°, è stato top 10 e finalista a Wimbledon nel 2021, mentre Lorenzo Musetti (17°) ha già dimostrato lampi di genialità. Attualmente, l'Italia conta sei giocatori tra i primi 50, tra cui i solidi Flavio Cobolli (32°), Matteo Arnaldi (37°) e Luciano Darderi (44°). Importante è anche l'età dei protagonisti. A parte Berrettini (28 anni), tutti gli altri hanno meno di 25 anni. Tra i 21 tennisti sotto i 25 anni nella top 50 ATP, cinque sono italiani, superando gli Stati Uniti (4), la Repubblica Ceca (3), l'Argentina (2) e la Francia (2). Non solo sono presenti, ma ambiscono a rimanere e a scalare la classifica. 

Gli italiani si supportano a vicenda e i successi di alcuni alimentano la fiducia degli altri. Domenica, mentre la squadra di Coppa Davis trionfava, altri due italiani hanno vinto tornei Challenger: Luca Nardi (21 anni) in Italia e Fabio Fognini (37 anni) in Spagna. Tuttavia, la situazione è diversa nel tennis femminile, dove attualmente solo tre italiane sono nelle top 100 e solo una under 25, Elisabetta Cocciaretto (72°), è tra le prime 150. Dopo un periodo d'oro con Sara Errani, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone e Roberta Vinci, nel 2024 è emersa Jasmine Paolini, finalista al Roland Garros e a Wimbledon, contribuendo al titolo della Billie Jean King Cup la settimana scorsa, supportata dalla sua compagna di doppio Sara Errani, ancora in forma a 37 anni. Come ha raggiunto questo successo? Un fattore chiave è l'organizzazione di eventi internazionali a livello diverso. Anche senza ospitare tornei del Grande Slam, l'Italia organizza un Masters 1000 (gli Internazionali BNL d'Italia), tornei ATP e WTA e numerosi Challenger e Futures. "I giovani ricevono wild-card e quelli con ranking possono giocare in Italia, risparmiando energie e costi", ha detto Berrettini. Questo approccio accelera la formazione, soprattutto nella delicata transizione da juniores a professionisti. 

Solo gli Stati Uniti organizzano più tornei Futures dell'Italia nel circuito maschile. Inoltre, la Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) ha lavorato in una direzione positiva, grazie a una continuità nella sua gestione. "Abbiamo fatto molto per portare il tennis nelle scuole con il programma 'Racchette in classe'," ha spiegato Binaghi. "Ma il passo decisivo è stato creare il nostro canale SuperTennis nel 2008, rendendo i tornei accessibili a tutti gli italiani e attirando molti bambini. Espandere la base incoraggia a giocare a tennis e aumenta la possibilità di formare ottimi giocatori. Il tennis è uno sport che allunga la vita, come suggeriscono gli studi. Dobbiamo trasformare gli spettatori in praticanti."

Fonte: fitp.it

Marta B.

Marta B.

Trentasei anni, giornalista pubblicista, lo sport è al centro della mia vita. L'ho praticato con gioia negli anni giovanili (calcio, atletica leggera), lo pratico ora per puro piacere. Lavoro come giornalista free lance e curo prevalentemente articoli di cronaca sportiva e interviste ai protagonisti dello sport, dal calcio fino ai motori.


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