La trasformazione digitale in Italia avanza, ma con il freno a mano tirato. Questo è il quadro delineato dal nuovo rapporto Eurispes, il quale evidenzia come il Paese sembri lontano dagli ambiziosi obiettivi del Decennio Digitale 2030 fissati dall'Unione Europea. Connettività e accesso alla tecnologia sono in aumento, ma sono ancora intralciati da disuguaglianze strutturali profonde e ritardi significativi che richiedono soluzioni immediate e innovative. Come osserva il rapporto, la vera sfida per l'Italia è riuscire a trasformare quest'accesso in un'opportunità di crescita inclusiva e sostenibile, evitando di lasciare indietro i cittadini più vulnerabili.
Il rapporto getta luce su una frattura che sembra non solo tecnologica, ma anche cognitiva, simbolica e relazionale tra le generazioni digitali e quelle analogiche. Mentre l’età del primo accesso a dispositivi come smartphone continua a diminuire - con un impressionante 30,2% di bambini tra i 6 e i 10 anni che li utilizzano quotidianamente - emergono nuove sfide legate all’iper-connessione, come quella di mantenere la concentrazione. Solo il 21% degli studenti universitari riesce a rimanere concentrato su testo complesso per un periodo superiore ai 20 minuti senza incursioni digitali, evidenziando come la tecnologia se non gestita appropriatamente possa compromettere l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo.
Lo scenario dell'accesso a Internet in Italia appare complesso e paradossale. Nonostante l'87,7% della popolazione, pari a 51,6 milioni di persone, sia online nel 2024, oltre 7 milioni di persone - in prevalenza anziani e residenti in aree più isolate - rimangono esclusi. Gli smartphone sono il dispositivo principale, ma la prevalenza di accesso tramite tali dispositivi limita l'uso di servizi digitali più complessi. La criticità non è solo quantitativa: inclinare l’ago della bilancia verso un utilizzo più qualitativo della rete è la sfida da affrontare.
Tra i rischi emergenti che il rapporto porta alla luce, vi sono il sovraccarico informativo, l’ansia da FOMO (acrónimo per 'Fear Of Missing Out'), la dipendenza digitale e la polarizzazione ideologica. In particolare, oltre il 70% degli adolescenti di età compresa tra 14 e 19 anni riferisce di provare ansia legata al timore di rimanere disconnessi. Questo fenomeno è ingigantito dalle cosiddette “echo chambers” che, attraverso narrazioni distorte, alimentano divisioni e minano la fiducia nelle istituzioni. Da qui emerge l’impellente bisogno di rafforzare l’alfabetizzazione digitale già a partire dalle scuole.
Un altro aspetto critico delineato è la questione della sicurezza informatica. Nel 2023, gli attacchi informatici di entità significativa in Italia sono aumentati di oltre il 50%, colpendo settori strategici quali la sanità, la pubblica amministrazione, l'istruzione e l'energia. La cyberinsicurezza è ormai un tema di rilievo pubblico e non soltanto una questione tecnica. Inoltre, la privacy è costantemente minacciata da algoritmi e sistemi di profilazione sempre più sofisticati, sottolineando l’urgenza di educare i cittadini affinché comprendano meglio il funzionamento delle piattaforme digitali e possano fare scelte più consapevoli.
Guardando all'interazione dell'Italia con gli obiettivi fissati dall'Unione Europea, il piano è lontano. L’UE mira a garantire che almeno l’80% degli adulti abbia competenze digitali di base entro il 2030. In Italia, questa percentuale si ferma al 46% e scende al di sotto del 30% tra i cittadini sopra i 60 anni. Sebbene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) abbia stanziato 49,8 miliardi di euro, pari al 27% del totale, per finanziare la digitalizzazione, meno della metà delle risorse è stata assegnata entro il primo trimestre 2025. La copertura in fibra ottica FTTH nel paese si attesta solo al 22%, significativamente inferiore rispetto all’88% della Spagna.
Guardando al mondo delle imprese, solo il 58% delle PMI italiane possiede un livello base di digitalizzazione, e registrano un’adozione dell'intelligenza artificiale e dei servizi cloud ben al di sotto della media europea. Anche sul versante della pubblica amministrazione emergono criticità, con solo il 43% dei cittadini che ha utilizzato servizi digitali nell’ultimo anno. Secondo il rapporto, non è tanto l’accesso quanto l’efficacia percepita a costituire un problema, con il 48% degli utenti che segnala difficoltà operative nell'utilizzo dei servizi.
Nonostante le sfide, alcune iniziative cercano di porre rimedio alla situazione. Tra queste, la necessità di limitare l’uso degli smartphone nelle classi scolastiche e l’introduzione di controlli parentali definiti per i minori. Cresce anche l'interesse verso il digital detox, esperienze strutturate che migliorano l'umore, il sonno e il benessere relazionale, come osservato da una ricerca dell'Università di Bath. Questo approccio, in cui la disconnessione consapevole dai dispositivi digitali può avere effetti significativi sulla salute pubblica, diventa un tema di crescente interesse e importanza nel discorso pubblico odierno.