Gli ingegneri di iFixit hanno recentemente esaminato i nuovi occhiali di realtà aumentata Meta Ray-Ban Display, rivelando alcune scoperte affascinanti e, al contempo, problematiche. Questi dispositivi si distinguono per il sofisticato design del display proiettivo, segnando un notevole passo avanti nell'elettronica consumer; tuttavia, presentano significative limitazioni in termini di riparabilità, rendendo praticamente impossibile la sostituzione anche di componenti di base come la batteria.
Le immagini fornite da iFixit.com mettono in evidenza come la batteria di questi occhiali AR rappresenti il loro tallone d'Achille. Con una capacità di 960 mA·h, la batteria offre circa sei ore di autonomia in un utilizzo quotidiano 'misto'. Questo significa che se una persona indossa i Ray-Ban per un'intera giornata, potrebbe essere necessario ricaricarli almeno una volta prima di sera, e ogni ciclo di ricarica diminuisce ulteriormente la vita della batteria. Cambiarla è un compito estremamente complesso, poiché è situata all'interno della stanghetta, la quale è incollata anziché agganciata, e aprirla richiede calore, pazienza e una buona dose di fortuna.
Una vera unicità tecnologica del prodotto è la struttura del display di realtà aumentata. Meta ha fatto una scelta diversa rispetto ai LED semiconduttori e organici, optando per un proiettore LCoS (Liquid Crystal on Silicon) Omnivision OP03010, collocato nella stanghetta destra, con una risoluzione di 600 × 600 pixel. Simile ai proiettori utilizzati nei Google Glass e Magic Leap, non funziona tramite trasmissione ma riflessione della luce. I LED illuminano uno specchio su cui i cristalli liquidi, alimentati elettricamente, si orientano e modificano la luce riflessa, creando immagini pixel per pixel. Quest'immagine, filtrata attraverso una serie di lenti, viene infine direzionata in un filtro polarizzatore che la proietta nel volano ottico, che è integrato direttamente nella lente degli occhiali.
Questo volano ottico rappresenta la vera innovazione dei Meta Ray-Ban Display, progettato dall'azienda israeliana Lumus. È una sottile piastra di vetro multistrato incastonata nella lente degli occhiali, che trasmette l'immagine dal proiettore integrato attraverso un corridoio di riflessione fino alla pupilla dell'utente, creando l'illusione che l'immagine fluttui nell'aria di fronte ai suoi occhi. I volani ottici delle generazioni precedenti di occhiali AR soffrivano di artefatti cromatici e del fastidioso bagliore visibile dall'esterno, ma il design geometrico di Lumus elimina questi problemi, garantendo immagini nitide senza interferenze visibili dall'esterno.
Interessante è inoltre l'annuncio della compagnia tedesca Schott, avvenuto appena un giorno prima del lancio dei Meta Ray-Ban Display, rivelando di aver avviato, in collaborazione con Lumus, la produzione di massa delle lenti con volani ottici. Questa esclusiva tecnologia, pur se innovativa, ha un costo elevato che, stando alle valutazioni di iFixit, potrebbe comportare una vendita degli occhiali in perdita per Meta, nonostante un prezzo di 800 dollari. La loro complessità costringe l'utente a considerare un ricambio completo in caso di crepe o graffi, poiché le lenti non sono sostituibili singolarmente.
Altre caratteristiche tecniche degne di nota includono un processore Qualcomm Snapdragon AR1, 32 GB di memoria integrata e 2 GB di RAM LPDDR4X. Gli ingegneri hanno rilevato anche la disposizione di altoparlanti aperti e microfoni e la loro alta qualità audio, anche se questi componenti sono pure saldati, rendendo impossibile la loro sostituzione. In sintesi, gli occhiali di realtà aumentata Meta Ray-Ban Display si profilano come un dispositivo innovativo e unico nel suo genere, ma rivolgendosi a un pubblico consapevole della delicatezza del prodotto e della praticamente inesistente possibilità di riparazioni domestiche.