Svelati i segreti dietro le stime sul Gioco d'Azzardo

Un nuovo studio della London School of Economics fa luce sulle differenze metodologiche che influenzano la percezione dei comportamenti di gioco problematici

Svelati i segreti dietro le stime sul Gioco d'Azzardo

Da oltre vent’anni, le stime sul numero di persone che giocano d’azzardo e subiscono conseguenze problematiche variano significativamente a seconda della metodologia impiegata per raccogliere i dati. In particolare, i sondaggi condotti di persona, come la Health Survey for England (HSE) nel Regno Unito, hanno storicamente indicato percentuali piuttosto basse di comportamenti problematici. Al contrario, le indagini realizzate tramite modalità online o auto-compilate, come la Gambling Survey for Great Britain (GSGB), restituiscono stime notevolmente più elevate. Per chiarire queste incongruenze, un team di ricercatori della London School of Economics, guidato dal professor Patrick Sturgis, ha intrapreso un’inedita sperimentazione metodologica.

Il nuovo studio si è focalizzato su tre fattori prioritari che potrebbero essere responsabili di questa discrepanza nelle stime: il modo in cui viene formulato l’invito a partecipare al sondaggio (con menzione esplicita del gioco d’azzardo o senza), la modalità di somministrazione del sondaggio stesso (attraverso un intervistatore telefonico o tramite una compilazione autonoma online) e il tipo di lista di attività ludiche proposta (una versione tradizionale rispetto a una aggiornata con i giochi digitali). Gli esperimenti, condotti su un campione rappresentativo di oltre 2.900 persone, hanno prodotto rare prove causali su un argomento che fino ad ora era dominato principalmente da ipotesi e correlazioni.

Nel primo esperimento, i ricercatori hanno scoperto il cosiddetto “effetto rilevanza”: quando il tema del gioco d’azzardo è menzionato esplicitamente nell’invito al sondaggio, i partecipanti sono più inclini a dichiarare di aver giocato nell’ultimo anno. La differenza rilevata è stata di un 4% in più rispetto al gruppo che ha ricevuto un invito generico su salute e benessere. Tuttavia, questo effetto non ha influenzato in modo significativo la gravità del comportamento problematico, misurato attraverso il PGSI (Problem Gambling Severity Index).

Il secondo esperimento ha esplorato l’impatto della presenza umana durante l’intervista. I risultati sono stati chiari: i partecipanti che hanno completato il questionario online, privo di contatto con un intervistatore, hanno riportato una frequenza di comportamenti problematici del 50% superiore rispetto a coloro che hanno partecipato a interviste telefoniche. Questo fenomeno riflette una dinamica ormai nota nella ricerca sociale, ovvero l’“aspettativa sociale”: in presenza di altre persone, come intervistatori o familiari, esiste una tendenza a minimizzare i comportamenti considerati negativi o stigmatizzati. Anche se i sondaggi face-to-face spesso includono sezioni auto-compilate per domande sensibili, la semplice presenza fisica di un intervistatore o di altri membri della famiglia può influenzare notevolmente le risposte.

Il terzo esperimento, più tecnico, ha verificato se l’aggiornamento della lista di giochi proposta, includendo anche quelli digitali, modificasse le risposte. Qui i risultati sono stati modesti: con una lista estesa, il numero di persone che dichiarava di aver giocato è cresciuto dal 55% al 58%, ma tale incremento non è risultato statisticamente significativo. Ancor meno, il punteggio PGSI è rimasto inalterato. Queste evidenze suggeriscono che le divergenze tra le diverse indagini possano derivare principalmente da altri fattori metodologici.

Le implicazioni per la Gambling Commission britannica sono significative. Ben Haden, direttore ricerca della commissione, ha dichiarato che questo studio rafforza la fiducia nei risultati ottenuti dalle autorità e aiuta a chiarificare le discrepanze osservate con altri sondaggi. Tuttavia, lo studio invita alla cautela: nessuna metodologia è esente da possibili distorsioni. Il riferimento esplicito al gioco d’azzardo tende ad attrarre rispondenti più coinvolti, mentre la presenza di un intervistatore può portare ad una sottostima di problemi reali. Entrambi i formati, dunque, hanno il potenziale di allontanarsi dalla cosiddetta “verità statistica”.

Un esempio concreto sottolinea la portata del problema: nel biennio 2023/24, l’Adult Psychiatric Morbidity Survey (APMS), condotto di persona, ha stimato che solo il 4,4% degli adulti avesse un punteggio PGSI superiore a zero. Contrariamente, nello stesso periodo, la GSGB, condotta online, ha riportato una quota pari al 14,3%. Gli studiosi hanno stimato che circa un terzo di questa discrepanza possa essere spiegata con i fattori esaminati, ossia modalità di invito e somministrazione, benché una significativa porzione rimanga ancora senza spiegazione.

In conclusione, il rapporto enfatizza come specificare “gioco d’azzardo” nell’invito e l’autocompilazione digitale dei sondaggi possano, insieme, aumentare di 5-6 punti percentuali le stime sui comportamenti problematici rispetto a modalità telefoniche o face-to-face con inviti neutri. Non si tratta però di una stima assoluta, bensì di un’indicazione delle possibili variazioni introdotte dai metodi adottati.

La transizione, in corso, dai sondaggi tradizionali a quelli online porta con sé nuove sfide riguardo la rappresentatività e il confronto con i dati storici. Il report consiglia alla Gambling Commission di continuare a confrontare e integrare diversi strumenti di rilevazione per garantire misurazioni affidabili. Lo scopo principale non è solo quantificare il numero di giocatori problematici, ma comprendere come le domande, e il modo in cui vengono poste, influenzino profondamente le risposte ottenute.

Pubblicato Martedì, 19 Agosto 2025 a cura di Marta B. per Infogioco.it

Ultima revisione: Martedì, 19 Agosto 2025

Marta B.

Marta B.

Trentasei anni, giornalista pubblicista, lo sport è al centro della mia vita. L'ho praticato con gioia negli anni giovanili (calcio, atletica leggera), lo pratico ora per puro piacere. Lavoro come giornalista free lance e curo prevalentemente articoli di cronaca sportiva e interviste ai protagonisti dello sport, dal calcio fino ai motori.


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