Leonardo Pavoletti, attaccante di spicco del Cagliari, ha recentemente aperto il suo cuore durante un'intervista a Piazza Colombo a Costa Rei. Di fronte al giornalista Lele Casini, Pavoletti ha parlato a ruota libera della sua carriera, degli infortuni che lo hanno segnato e delle speranze per il futuro.
Pavoletti, noto per la sua determinazione sul campo, ha fornito un aggiornamento sul suo stato fisico, affermando: "Il ginocchio sta andando meglio, lavoro costantemente per tornare in forma. Il mio obiettivo è essere parte del gruppo appena finisce la sosta. Non voglio correre troppo, ma valutare come reagirà il ginocchio e il fisico è fondamentale." Le parole trasudano la determinazione di un uomo che ha avuto il suo bel da fare con la sorte, ma che sembra pronto a tornare in campo con la stessa grinta di sempre.
L'entusiasmo di Pavoletti è palpabile: "L'entusiasmo è quello di sempre. La voglia di giocare e farsi trovare pronti non manca mai, poiché dipende da fattori come il fisico e l'età, ma posso supportare il squadra anche fuori dal campo e mi impegno a farlo ogni giorno." La sua attitudine non è solo quella di un giocatore, ma di un leader che si adopera per il bene del gruppo, un fattore di grande valore per qualsiasi spogliatoio.
Riflettendo sul suo passato, Pavoletti ha condiviso alcuni aneddoti sui suoi inizi nello sport. "Ho iniziato col tennis", racconta, una disciplina che pratica grazie all'influenza del padre, maestro di tennis. Questo inizio avrebbe potuto indicare la strada per una carriera diversa, ma il calcio ha avuto infine il sopravvento: "Bruce Lee mi ha influenzato quando praticavo judo", ha rivelato Pavoletti, ridendo al ricordo. Tuttavia, il calcio ha preso una posizione preminente nel suo cuore.
Parlando dei suoi inizi nel calcio, Pavoletti ha spiegato che ha iniziato dal basso, con la Cuoio Pelli, una squadra dilettantistica. Nonostante ciò, le sue qualità emersero subito: "Non ero il più bravo", ricorda, ma la sua perseveranza lo ha portato al successo. "Serie D era una realtà che ho voluto provare", ha detto, segnalando quanto fosse determinato a seguire la sua passione, indipendentemente dalle circostanze.
Uno dei suoi ricordi più vividi è legato al primo gol: "Dopo dieci minuti, pensavo che ci fosse fuori gioco, ma il guardalinee aveva la bandiera abbassata e la gioia fu indescrivibile." I momenti successivi furono un turbine di emozioni, amplificati da un incontro inaspettato con la polizia che aveva riconosciuto il suo cognome.
Forse uno degli aspetti più significativi della vita di Pavoletti, oltre al calcio, è la famiglia. "La mia famiglia mi ha sempre supportato in modo incredibile", ha detto, spiegando quanto sia stato importante questo supporto, anche quando non eccelleva a scuola. Le amicizie sono altrettanto fondamentali per lui, una costante nella sua vita sin dai tempi dell'infanzia.
Ripercorrendo la sua carriera nelle varie squadre, Pavoletti descrive ogni esperienza con un aggettivo. Da Viareggio, che ricorda come puro "divertimento", a Napoli, che è stata una "esperienza" chiave per lui, ogni fase della sua carriera è stata un'opportunità di crescita e di apprendimento.
Il Cagliari, però, occupa un posto speciale nel suo cuore. Parlando del suo arrivo in Sardegna dopo un periodo complicato al Napoli, Pavoletti non ha dubbi: "Cagliari era dove volevo essere", ricorda, evocando lo stupore per l'accoglienza calorosa della gente al suo arrivo. Un legame che è andato rafforzandosi nel tempo.
La sua avventura con la Nazionale italiana è stata altrettanto significativa, con esperienze condivise con compagni di squadra come Barella e Cragno. Anche se non ha rimpianti nonostante la forte concorrenza, la parentesi azzurra rimane uno dei suoi più bei ricordi.
Purtroppo la carriera di Pavoletti è stata anche segnata da infortuni: il primo nel 2019, un’esperienza dolorosa contrastata dalla resistenza alle avversità. Ma il calciatore ha saputo rialzarsi, dimostrando una forza interiore notevole, aiutando il Cagliari a lottare per la salvezza nei tournant decisivi.
L'avventura nella Serie B ha rappresentato un altro capitolo cruciale, con ricordi indelebili riguardo ai playoff contro il Bari. Pavoletti non cela l'emozione: "Nessuno in hotel aveva dubbi che avremmo vinto." E quel gol decisivo lo ha consacrato ancora di più nella memoria dei tifosi.
Conclusione del racconto? Cagliari ormai è diventato il suo porto sicuro, un legame indissolubile con la terra e la gente che lo ha accolto. "Qui sono felice", dice, concludendo con la speranza che il club possa estendere il suo periodo di successo. La storia di Pavoletti con il Cagliari non è solo quella di un calciatore, ma di un uomo che ha trovato una casa, che grazie al suo spirito di resilienza e umiltà ha saputo ergersi a simbolo per i suoi tifosi. Un esempio autentico, non solo nello sport, ma nella vita.