Tensione altissima al Maradona dopo la vittoria del Napoli sull'Inter. Antonio Conte, tecnico degli azzurri, non le manda a dire e accende la polemica, sia nei confronti di Lautaro Martinez che della dirigenza interista. "Volevano ammazzarci, ma non ci sono riusciti", tuona Conte, visibilmente soddisfatto per la vittoria e il ritorno in vetta alla classifica.
La partita, vinta di misura dal Napoli, è stata particolarmente sentita, come testimoniato dallo stesso Conte: "Quando giochi queste partite, può accadere di tutto. Io voglio ricordare i miei due anni all'Inter, dove ho riportato lo scudetto dopo 10 anni, togliendolo alla Juventus dopo un ciclo di nove anni. E sapete cosa rappresenta per me la Juve. Mi porto ottimi ricordi. Lautaro è un ottimo giocatore, ma forse dal punto di vista umano non ho avuto modo di conoscerlo per bene. Gli faccio gli auguri e va bene così".
La vittoria contro l'Inter assume un significato ancora maggiore, perché arriva dopo un periodo di crisi per il Napoli, reduce da sconfitte contro Torino e PSV. "C'era da affrontare una squadra fortissima, per me la migliore in Italia. Non arrivi in finale di Champions League due volte in tre anni se non sei forte. Hanno lasciato qualcosa per strada negli ultimi anni perché secondo me la loro rosa è fuori portata rispetto alle altre. Abbiamo vinto nonostante i molti infortuni e l'infortunio sul rigore di De Bruyne. Non è un anno fortunato, magari qualcuno ci ha mandato qualche sfiga addosso... Oggi l'Inter era venuta per ammazzarci sportivamente, venivano da un momento eccezionale e noi da due sconfitte. Noi non avevamo voglia di farci ammazzare e anche in mezzo alle difficoltà abbiamo tirato fuori una buona prestazione", ha spiegato Conte.
Il tecnico non ha risparmiato frecciate alla dirigenza interista, in particolare a Marotta, reo, secondo Conte, di aver commentato in maniera eccessiva l'arbitraggio. "Questa è la differenza tra il Napoli e l'Inter. L'Inter manda Marotta, le altre squadre mandano i dirigenti. Per il Napoli vengo io. Una grande squadra deve valutare il perché ha perso, non appellarsi a queste cose. Io non avrei permesso a un mio dirigente di fare queste considerazioni. Che venga un presidente a fare queste considerazioni... lasci le cose a chi ha partecipato alla partita. Sminuisce l'allenatore e non va bene. Io non ho mai chiesto ai miei presidenti di fare i papà, mi sono sempre difeso da solo". Le parole di Conte, dunque, non lasciano spazio a interpretazioni: il tecnico si sente il solo responsabile del Napoli e non ha bisogno di figure esterne che lo proteggano o lo giustifichino.
La vittoria del Napoli sull'Inter, al di là delle polemiche, rappresenta un successo importante per la squadra di Conte, che dimostra di aver superato il momento di difficoltà e di essere pronta a lottare per lo scudetto. La reazione di Conte, grintosa e determinata, testimonia la sua volontà di difendere la sua squadra e di non accettare compromessi.
Nel panorama calcistico attuale, la figura dell'allenatore è sempre più centrale e influente. Non si tratta più solo di un tecnico che allena la squadra, ma di un vero e proprio leader, capace di motivare i giocatori, di prendere decisioni importanti e di rappresentare la società. Antonio Conte è un esempio emblematico di questa evoluzione, un allenatore che non ha paura di dire la sua, di difendere le proprie idee e di prendersi le proprie responsabilità. La sua esperienza all'Inter, culminata con la vittoria dello scudetto, lo ha consacrato come uno dei migliori allenatori in circolazione, capace di ottenere risultati importanti anche in contesti difficili. Il suo arrivo al Napoli ha portato una ventata di entusiasmo e di fiducia, e la vittoria sull'Inter è un segnale importante per il futuro.
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