Ieri pomeriggio, una scena inattesa ha preso vita sotto la sede del Brescia Calcio, dove decine di tifosi si sono radunati per esprimere la loro rabbia crescente contro Massimo Cellino, presidente del club. Questo accade poche ore dopo che la squadra aveva vissuto momenti di gioia, celebrando la salvezza in campionato grazie alla vittoria sulla Reggiana. La città, conosciuta per il suo spirito sportivo, si è ritrovata divisa tra soddisfazione e indignazione.
I tifosi non sono i soli a mostrare segni di nervosismo. In risposta agli eventi recenti, Attilio Fontana, governatore della Lombardia, ha preso una posizione chiara, sottolineando come sia importante rispettare le norme anche se i tempi e i modi di questa vicenda sono inaccettabili
. A supporto di questa linea, anche Emanuele Moraschini, presidente della Provincia, ha espresso la sua preoccupazione auspicando chiarezza per confermare i meriti sportivi conquistati sul campo
.
In una situazione che si fa sempre più intricata, il Brescia non è rimasto in silenzio. In serata, il club ha rilasciato un comunicato in cui afferma che farà ricorso in tutte le sedi disponibili per tutelare la propria posizione, sostenendo di aver rispettato tutte le scadenze. Dietro a queste affermazioni istituzionali, emergono le parole forti di Cellino, che non teme di difendere il proprio operato. Il presidente ha ribadito di aver utilizzato metodi di pagamento che riteneva corretti e che, se fosse stato informato di eventuali problemi, sarebbe stato pronto a saldare personalmente, un comportamento che, secondo lui, ha sempre adottato nella sua lunga carriera calcistica tra Cagliari, Leeds e naturalmente, Brescia.
Il nocciolo della questione è l'accusa di truffa che aleggia su una società di via Montenapoleone a Milano, dalla quale il Brescia ha acquistato crediti d'imposta che ora sembrano spariti nel nulla. Con un certo nervosismo, Cellino ha dichiarato di aver già presentato una denuncia penale. Secondo lui, non è solo il Brescia a essere coinvolto: la Covisoc mi ha detto che non siamo i soli
, ha affermato, precisando che anche il Trapani si trova in una situazione simile e intende muoversi legalmente.
La società di cui parlano sembra essere gestita da un certo Alfieri, ma al momento non si riesce a rintracciarla. Questo evento ha sollevato un polverone nel mondo del calcio italiano, che si trova a riflettere ancora una volta su pratiche finanziarie eque e trasparenti.
Il Brescia aveva investito considerevolmente in questa transazione, con 2,4 milioni richiesti in crediti d'imposta e una percentuale del 15% trattenuta dalla società, scelta poiché il loro fiscalista si sentiva al sicuro grazie a garanzie fornite dalla Banca d'Italia. Tuttavia, la notizia delle indagini è arrivata già il 9 maggio e, in meno di due giorni, tutto si è trasformato in una questione giudiziaria. Il Brescia attende risposte, adeguandosi alle scadenze e continuando a difendere la sua posizione.
Per Cellino, l'idea di concludere così la propria esperienza al Brescia è inaccettabile. Ha recentemente negoziato la vendita del club a un potenziale acquirente italiano di cui aveva stima, ma le recenti complicazioni mettono tutto in discussione. La battaglia legale è appena iniziata, ma lui è pronto a combattere per il futuro del club.