Tony D'Amico: Da mezzala a pilastro dell'Atalanta

Il direttore sportivo si racconta tra ricordi da calciatore e successi da dirigente

Tony D'Amico: Da mezzala a pilastro dell'Atalanta

Tony D'Amico, una figura chiave nel mondo del calcio italiano, ha vissuto un percorso straordinario e affascinante che lo ha portato a essere una delle personalità più rispettate nel ruolo di direttore sportivo dell'Atalanta. In una recente intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, D'Amico ha aperto il libro dei ricordi, offrendo un'analisi intima delle due tappe fondamentali della sua carriera: quella da giocatore e quella da dirigente.

D'Amico ha iniziato descrivendo la sua esperienza da giocatore come mezzala. "Ero una mezzala di grande corsa," racconta, "ma non facevo gol neanche da solo davanti alla porta." Con uno stile di gioco in cui si rivede oggi nel francese Guendouzi, i suoi idoli erano i leggendari Leo Junior e Paulo Sousa. Momenti particolarmente intensi della sua carriera da giocatore si collegano alle esperienze vissute a Foggia, dove, nonostante le difficoltà iniziali e i fischi del pubblico, il suo destino cambiò radicalmente con l'arrivo di Fabio Pecchia come allenatore. In un'impennata di prestazioni, passò da giocatore fischiato a capitano acclamato dalla piazza.

La carriera da dirigente iniziò grazie a Filippo Fusco ai tempi del Bologna. Fusco lo coinvolse inizialmente richiedendogli relazioni su alcuni giovani giocatori e successivamente lo portò a Verona con sé. Qui, nella stagione 2017/18, dopo le dimissioni di Fusco, D'Amico venne incoraggiato a restare e un anno dopo ricevette la proposta di diventare direttore sportivo. Questa decisione segnò l'inizio di una carriera costellata da operazioni di mercato e decisioni coraggiose, come il prestito di Amrabat e la rivendita per 20 milioni o il salto di qualità fatto da Zaccagni a Verona.

Non è mancata una parentesi sui rimpianti, tra cui la mancata acquisizione di Scamacca dal Sassuolo, un colpo che D'Amico definisce il suo più grande rimpianto. Mentre sogna il prossimo colpo importante, non dimentica le complesse situazioni da gestire, come quella di Koopmeiners nel 2024 e Lookman nell'estate appena passata. Questi casi difficili richiedono una gestione delicata, mettendo alla prova la capacità di un direttore sportivo di andare oltre il piano emotivo e concentrarsi sugli sviluppi pragmatici.

Il futuro di D'Amico è ancora brillantemente legato al progetto dell'Atalanta, nonostante le passate voci di un suo possibile coinvolgimento con il Milan. Egli stesso chiarisce come non si sia mai sentito "fuori dal progetto Atalanta." La sua storia e il suo lavoro continuano a essere una fonte d'ispirazione per chiunque voglia seguire le sue orme nel mondo del calcio, dimostrando che passione, dedizione e una visione chiara possono portare a risultati eccezionali, sia in campo che fuori.

Pubblicato Venerdì, 12 Settembre 2025 a cura di Marco P. per Infogioco.it

Ultima revisione: Venerdì, 12 Settembre 2025

Marco P.

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